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Sull'orlo di una crisi di nervi

Davide Ballardini

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{{IMG_SX}}Nel 110 anni (e un mese) della sua lunga e drammatica vita la Lazio aveva già passato, e ripetutamente, momenti bui e momenti spasmodici, giornate da cuore in gola e giornate da lacrime, delusioni orrende e atroci dolori. Ciononostante, quel che sta accadendo in questi giorni, e che ieri è culminato negli scontri di Formello e in un allucinante caos comunicazionale, è davvero senza precedenti. Mai, neppure nelle peggiori circostanze, l'intero ambiente era infatti precipitato in un vortice di demenza collettiva e di disancoramento dalla realtà come quello che sembra sul punto di travolgere la Lazio in modo irrimediabile. Il primo a perdere contatto con il nostro pianeta è stato il presidente Lotito. Penso che a spedirlo nell'iperspazio sia stato, paradossalmente, il successo sull'Inter in SuperCoppa. Visto quel che è successo da allora ad oggi sembra incredibile che da quel quel giorno felice, cui avevano fatto seguito altre belle cose siano passati soltanto sei mesi tondi. Lotito si deve infatti essere sentito in missione per conto di Dio, come i Blues Brothers, e autorizzato dalla vicinanza con l'Onnipotente a imporre le sue Leggi al popolo del calcio. La nomina a consigliere federale ha fatto il resto, alimentando questo delirio autoreferenziale fino al punto di non ritorno, come han potuto rendersi personalmente conto coloro che hanno avuto la ventura di assistere alla sua conferenza stampa di sabato scorso. Questo meta-Lotito ha finito per sacrificare la Lazio alle proprie idee malate. Ma non è stato il solo. Disancorato per certi versi più di lui è stato Ballardini, il tecnico del nulla disorganizzato, l'uomo che ha tentato di trasformare Zarate in terzino. Predicando calcio indecifrabile, forse convinto di essere un genio incompreso, Ballardini è stato presto mollato dai suoi giocatori, che hanno rinunciato a tentare di seguirlo nella sua orbita. Il resto lo hanno fatto quei tifosi che, incapaci a loro volta di rendersi conto che il mondo è cambiato e illudendosi che la violenza possa restituire agli ultras il potere smarrito, hanno sempre fatto giocare in un clima ostile la squadra che avrebbero dovrebbero sostenere e ieri hanno addirittura tentato di dare il colpo di grazia all'odiato «tiranno» assaltando Formello e scontrandosi con la polizia, nell'isterica illusione che il loro «esempio» possa fare proseliti. In questo «altrove» popolato di lunatici, adesso sembra per fortuna in arrivo un uomo normale, Edy Reja, uno che se non altro parla coi giocatori e fa giocare gli attaccanti in attacco e i difensori in difesa. Reja pare avere le doti necessarie a rimettere un po' di terra sotto ai piedi della gente. Speriamo che un ultimo barlume di coscienza tenga sgonfi almeno un po' le mongolfiere, facendo sì che possa lavorare in pace fino a salvezza conquistata. Poi verrà il tempo del redde rationem...

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