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Cercasi neve a Vancouver

Olimpiadi invernali Vancouver 2010

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Cercasi neve a Vancouver. E' lei la star di questi giochi, lei quella capricciosa, che si fa attendere, quella che tutti desiderano. E' lei a comportarsi come l'ospite d'onore, invece di fare la padrona di casa. A tre giorni dal sipario, infatti, la festa rischia di essere rovinata da una primavera arrivata in anticipo. Un «caldo» fuori stagione e inopportuno proprio adesso che la città dei Giochi avrebbe bisogno di freddo, anzi di ghiaccio. E invece le previsioni per i prossimi giorni non promettono nulla di buono, perché la pioggia in arrivo non farà altro che trasformare la neve delle montagne in un'inutile poltiglia. Così, mentre per il resto del Nord America questa è stata una delle stagioni più fredde e nevose degli ultimi tempi, nella «dolce» Vancouver la neve continua ad arrivare con i camion. Cypress Mountain, che non ha visto un fiocco di neve per tutto gennaio, da giorni viene «spalmata» a mano per preparare le piste di snowboard. A sentire i meteorologi la colpa è del «Nino» che quest'anno ha soffiato il suo vento caldo fin sulle coste occidentali del Nord America, lasciandole a «secco». Ma la neve non è il solo problema che affligge queste Olimpiadi, fino ad ora gli organizzatori dei Giochi hanno dovuto fare i conti con questioni più o meno gravi. Dalle cimici che avevano infestato il legno della copertura dell'Oval di Richmond, prontamente disinfestato, alla comunità di rane che intralciava i lavori sulla pista di Creekside fino ai più seri problemi di sicurezza. Per questa è stata usata la metà del budget a disposizione (570 milioni di euro), a vigilare sulle gare ci saranno 16 mila agenti fra esercito, polizia e guardie private. Tutto rafforzato dalla «no-fly zone» sopra i villaggi olimpici. Eppure, questi saranno i Giochi dell'eco-sostenibilità, tutto, dalle medaglie ai tetti fino agli abiti, è stato pensato a impatto zero sull'ambiente. Se qualche dettaglio è ancora da mettere a punto, gli atleti, almeno quelli, sembrano pronti. Forse mancherà il Bolt delle montagne, ma qualche personaggio c'è, come la Vonn, capace di allenarsi coi colleghi maschi senza sfigurare o il norvegese Ole Einar Bjoerndalen, leggenda del biathlon, oppure la marziana Yu-Na, diva coreana del pattinaggio di figura. Gli italiani, poi, hanno da difendere le undici medaglie di Torino 2006, al di là del colore del metallo. I sogni ci sono ma anche le proteste, come quelle dei «Poverty Olympics», cerimonia di apertura alternativa che contesta i fasti dei Giochi, come a dire che non è tutto oro quello che luccica, Vancouver compresa.

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