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Solo la neve può fermare l'Inter in fuga

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Sepoi la svolta arriva sull'asse Pit-Okaka, con magia di tacco del giovanotto già in viaggio verso Londra, destinazione Fulham, allora su quella sponda del Tevere arrivano segnali importanti, quell'affettuoso abbraccio della buona sorte senza il quale le grandi imprese restano un'illusione. Sulla meno esaltante delle partite giocate di recente dalla Roma, resta l'impronta della bella favola vissuta da Stefano Okaka, renitente al gol. Era alla sua ultima apparizione stagionale, il suo saluto alla Curva Sud lo ha rivolto con una di quelle magie che soltanto il repertorio dei grandi comprende, quel colpo di tacco geniale che ha messo in ginocchio il Siena e soprattutto Curci, l'ex così poco rimpianto che aveva vissuto un pomeriggio di sogno, da migliore in campo. Un'altra favola, ma questa la storia romanista la sta raccontando non da oggi, quella di John Arne Riise, il norvegese dai nervi e dalle caviglie d'acciaio, che ha ritrovato gli accenti dei giorni di gloria dell'Anfield Road. Dopo il gol decisivo a Torino, che rimarrà a lungo negli occhi del popolo romanista, la perla di un esterno sinistro al volo da strappare l'applauso a uno specialista come Francesco Totti, costretto in tribuna. Meglio il primo tempo rispetto al secondo, nel prolungato assalto che inevitabilmente ha concesso al Siena varchi per il contropiede, ma le opportunità che Ranieri ha regalato a qualche seconda linea, anche per i tanti impegni ravvicinati, non sfruttate secondo le attese del tecnico. Julio Baptista quasi un fantasma, Cerci testardo nel cercare una rivalutazione personale, l'interesse della squadra relegato in secondo piano. Non bastano un generoso rigore, una Lazio a lungo senza anima, il cambio di timoniere, per restituire un minimo di credibilità alla Juve. Fermata sul pareggio al termine di una delle più deprimenti esibizioni calcistiche degli ultimi anni. La Lazio si è lasciata terrorizzare dai fantasmi, poco comprensibile il ricorso alla barricata contro rivali sciatti e spuntati, quando lo svantaggio ha imposto a Ballardini un minimo di coraggio, l'ingresso di Rocchi ha prodotto la rimonta, restano i rimpianti per non avere osato di più. Colpiscono ancora, gli anatemi di Mourinho sul Milan, figli delle stranezze delle date ribaltate e dalle iniquità sofferte nel derby. Due sconfitte, poi un punticino forse inutile contro il Livorno a San Siro, spente da Lucarelli le speranze accese dal gol di Ambrosini su papera di Benussi. Dopo che le decisioni arbitrali a danno della Roma avevano pesantemente inficiato l'avvio della grande rimonta milanista in campionato, la vendetta giallorossa si è consumata con i sette punti recuperati, da quella sera, nei confronti dei ben più ambiziosi rivali. Consolida la posizione di Roma e Napoli nella corsa alla Champions il pari del Sant'Elia tra Cagliari e Fiorentina, sostanziale frenata per entrambe.

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