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L'ultimo acquisto «consigliato» dal ct azzurro

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Èscattato il Soccorso Bianconero. Come quando comandava Moggi. La differenza è che ai tempi della Grande Triade sembrava che fosse la Juve a fare un favore a chi le assicurava dei rinforzi, mentre con la Piccola Triade (Blanc, Bettega, Secco) è evidente che ci sono club che le stanno dando una generosa mano a uscire dalla crisi. A partire dal Siena che, ormai sull'orlo del baratro cadetto, le offre quel Paolucci che aveva esibito qualche valore ai tempi del Catania, con Zenga; per proseguire con quell'Udinese che l'estate scorsa era stata illusa a proposito di Gaetano D'Agostino, il forte centrocampista cui fu preferito, invece, Felipe Melo, oggi ritenuto il portaguai juventino. La «colletta» sta portando a Torino anche Antonio Candreva, romano de Roma, 23 anni il prossimo 28 febbraio, le cui caratteristiche rispondono all'identikit formulato da Claudio Ranieri quando chiese - e non ottenne - «un nuovo Nedved»; e in cambio - anche per dissapori con lo spogliatoio culminati nella lite con Camoranesi - gli arrivò addirittura il licenziamento a un passo dal traguardo. Candreva in campo già sabato contro la Roma? Il «moggiano» Spinelli, presidente del Livorno che ha ricevuto il giocatore dall'Udinese, non si è nascosto la necessità di rispettare il lavoro di Cosmi, impegnato a cercare la salvezza degli amaranto. È tuttavia evidente, permettete di esser maliziosi, come Candreva sia l'ennesima idea di Lippi, ammirato della sua partitissima contro il Milan e subito in Nazionale per Italia-Olanda del 14 novembre scorso. Le qualità del giocatore sono indiscutibili ma i tifosi si chiedono timorosi - con qualche ragione - se la lampadina dell'ultima Idea non sia destinata a spegnersi come si sono spenti gli «azzurri» Cannavaro e Grosso e l'«azzurrabile» Amauri. Del giocatore, ormai, si discute anche il ruolo: gli osservatori più fantasiosi lo vedono addirittura già sostituto di Diego, come se fosse facile ammettere di aver buttato via venticinque milioni per il brasiliano salutato come il Messia. Il problema - vado dicendo da mesi - è un altro: in questa Juve, chiunque arrivi rischia di passar per bufala. Perché la scelta di sostituire freneticamente l'esperto Ranieri con l'inesperto Ferrara ha rivelato non solo i limiti tecnici del povero Ciro, mandato allo sbaraglio da una congiura di palazzo, ma soprattutto l'inadeguatezza dello staff. Dopo l'esplosione della crisi m'è venuta voglia di sapere anche la verità sul «ritiro» di Cobolli Gigli, il presidente della ricostruzione, forse vittima dello stesso sciagurato progetto che ha portato la Juve prima a uscire dalla Champions eppoi a rischiarne l'ulteriore esclusione a fine campionato. La Roma Rinascente parte per Torino - io credo - giustamente euforica per il bel momento che vive sognando la magnifica coppia Toni-Totti, ma anche preoccupata delle risorse psicologiche e agonistiche che la Juve potrebbe trovare in tali frangenti. Sappia Ranieri che non ha bisogno di vincere a Torino per affermare la sua personale vittoria contro chi l'ha cacciato: solo i complici di quella sciagurata decisione possono pretenderlo; deve, piuttosto, il testaccino che ha ricostruito la Roma, mettere in campo una squadra e non i suoi giusti risentimenti e la giusta voglia di rivincita. A rappresentarlo, in campo, ci saranno i giallorossi, il cui unico grande desiderio è restare al vertice della classifica. Anche per lui, naturalmente.

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