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Unica regola il buonsenso

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Credodi dovere una spiegazione ai miei più affezionati lettori che possono essere rimasti sorpresi dopo aver letto, a distanza di sole 24 ore, due miei articoli nei quali esprimevo due opinioni apparentemente in contrasto. Dovendo commentare le decisioni della Lega calcio, sempre più decisa a confezionare il calcio spezzatino, mi ero dichiarato (giovedì 14 gennaio) piuttosto favorevole a questa iniziativa considerandola quasi obbligatoria anche perché il tabù di avere tutte le partite lo stesso giorno ed alla stessa ora era ormai crollato da molti anni. Il giorno dopo (venerdì 15 gennaio), dovendo affrontare il problema della Coppa Davis, che dovrebbe essere modificata e, di fatto, ridimensionata e magari soppressa, mi sono schierato a favore della vecchia formula che andrebbe certamente cambiata ma non nel senso auspicato dalla nuova iniziativa. A proposito della quale non credo che la sua paternità debba essere attribuita ad alcuni importanti giocatori ma è più probabile che sia invece sostenuta da sponsor più importanti. Lasciando da parte calcio e tennis, nella storia dello sport troviamo molte situazioni nelle quali si è determinato un confronto (e spesso uno scontro) tra i sostenitori della tradizione e dei valori antichi e l'opportunità, in alcuni casi la necessità, di prendere atto dei cambiamenti della società e della tecnologia. Credo che sia sbagliato schierarsi da una parte o dall'altra in nome della storia o della coerenza, credo piuttosto che ogni situazione vada esaminata ed affrontata nella specificità di ogni disciplina. Chi ha la bontà di leggermi sa che io sono sempre stato contrario alla moviola in campo in nome della continuità non tanto dello spettacolo quando piuttosto della vicenda agonistica. Ho ricordato che l'80 per cento degli errori arbitrali ha per oggetto il fuori gioco e non serve a nulla che la moviola ci venga a dimostrare che quel fuori gioco ci fosse o meno perché il fischio dell'arbitro, interrompendo l'azione, rendeva impossibile correggere l'eventuale errore. Mi sono arreso, dopo qualche resistenza, all'utilizzo del falco tennistico ma continuo a sostenere che non è giusto valersene solo sul campo principale e lasciare invece che sugli altri campi si continui ad arbitrare con gli antichi sistemi. Il rugby, il basket, la scherma, l'atletica leggera hanno introdotto, dove possibile, la tecnologia, in alcuni casi con grande vantaggio per la regolarità degli incontri. Il pugilato, per ovviare alla disonestà dei giudici di parte, clamorosamente dimostrata in occasione delle Olimpiadi e di altre competizioni internazionali, ha introdotto quelle macchinette che, senza restituire giustizia ai verdetti hanno completamente snaturato una delle discipline più antiche che, piaccia o non piaccia, non esclude, anzi privilegia la potenza. Insomma credo che laddove lo sport si trovi di fronte ad un certo tipo di scelta l'unica, ancorché difficile regola da applicare sia quella del buon senso, che purtroppo non può essere ingabbiato nei regolamenti o nelle norme federali. In ogni caso sarà sempre un errore decidere in nome di posizioni di principio o sulla spinta di pressioni esercitate dalla critica o più semplicemente dall'opinione pubblica che, non avendo ruoli di responsabilità, possono permettersi di sbagliare senza dover rispondere delle eventuali conseguenze.

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