Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Sono tornato per vincere un altro titolo»

default_image

  • a
  • a
  • a

Laverità è che per la Ferrari, nel 2010, l'avversario numero uno sarà lui, Michael Schumacher. Un po' perché il tradimento non è stato ancora metabolizzato, un po' perché da quando è passato alla Mercedes il tedesco non ha fatto altro che irritare la sua vecchia «famiglia». Prima l'allusione su «quanto è bello stare in una squadra in cui si parla tedesco», poi la scortesia «istituzionale» di ieri, quando la Ferrari ha presentato ufficialmente Alonso e Schumi ha contemporaneamente concesso una lunga intervista alla «Bild». «Sono tornato per vincere il mio ottavo Mondiale - ha detto il tedesco - magari non ci riuscirò subito, ma nel programma triennale che abbiamo fissato con la Mercedes c'è questo obiettivo». È lo stesso Schumacher che infiammava il cuore dei tifosi del Cavallino? Oppure, come sostiene Montezemolo, si tratta solo del suo gemello cattivo? Chi lo conosce bene giura di non essere assolutamente stupito dalle sue parole, dalla sua freddezza. In fondo, Schumi è la stessa persona che, durante le prove a Indianapolis, nel 2004, dopo il pauroso incidente del fratello Ralf non fece una piega e continuò a girare per altre cinque tornate come se niente fosse successo. Il «cuore di pietra», d'altronde, è stato uno dei fattori che gli ha consentito di essere imbattibile. E che, a tre anni dal ritiro, gli permetterà di tornare senza nessun timore reverenziale, senza nessuna emozione o paura. «L'età non mi pesa - dice il tedesco - mi alleno meno di quanto avrei fatto un tempo, ma con maggiore efficacia e con obiettivi più mirati». Anche il collo non è più un problema: «Avverto un po' di rigidità, ma è del tutto normale». E allora l'appuntamento è per il 14 marzo in Bahrain, il primo Gp. Quando Schumi e la Ferrari si troveranno l'uno contro l'altro. Con la certezza che anche al Cavallino hanno smesso di versare lacrime e daranno l'anima per stargli davanti. Dopo tanti sproloqui su un'amicizia che non finirà mai, l'ascia di guerra l'ha dissotterrata Stefano Domenicali: «Auguri a Michael, ma quest'anno il nostro obiettivo è dimostrargli che siamo noi la squadra più forte». Perché chi tradisce una «famiglia» non può aspettarsi clemenza. Car. Sol.

Dai blog