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Coppa d'Africa nel sangue Il Togo torna a casa

Coppa d'Africa, il capitano del Togo Emmanuel Adebayor

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Il Togo torna a casa. «Stiamo lasciando l'Angola», ha confermato l'attaccante del Nancy, Thomas Dossevi. Si chiude qui, dunque, la drammatica Coppa d'Africa della nazionale togolese, vittima venerdì di un agguato che è costato la vita, fin qui, all'autista, al vice ct Abalo Amelete e all'addetto stampa Stanislas Ocloo.   Adebayor: ce lo chiede il Capo di Stato - I giocatori avevano chiesto, subito dopo l'attentato, la sospensione della Coppa ma di fronte al no della Caf hanno preso la decisione di tornare a casa. Nella notte il ripensamento ma dal governo di Lomè arriva l'ordine: niente torneo, giocatori richiamati in patria. «Il Capo di Stato ha deciso che torneremo - annunciava all'emittente RMC Emmanuel Adebayor - C'era stata una riunione tra di noi e ci siamo detti che siamo ancora dei calciatori, decidendo di fare qualcosa di buono per il nostro Paese e di giocare per ricordare chi è morto. Sfortunatamente il Capo di Stato e le autorità del nostro Paese hanno deciso diversamente. Faremo i bagagli e andremo a casa». La sicurezza prima di tutto - Adebayor racconta che «anche le nostre famiglie e i nostri cari ci hanno detto che se volevamo potevamo giocare ma chi comanda ne sa più di noi. Ci sarà un altro attacco? Nessuno lo sa. Ma se ci hanno ordinato di rientrare è forse perchè sanno che siamo ancora in pericolo. Chi governa sa cosa è meglio per noi e per le nostre carriere». Del resto il primo ministro Gilbert Houngbo non aveva lasciato loro scelta. «Se una squadra o altri si presentano al torneo sotto la bandiera togolese, si tratterà di una falsa rappresentanza - ha dichiarato - Abbiamo preso in considerazione la decisione dei giocatori che fino a mezzanotte avevano deciso all'unamità di tornare. Dopo hanno cambiato idea, hanno scelto di giocare in segno di rispetto per chi è morto e per le famiglie delle vittime, una cosa che rispettiamo ma al di sopra di tutto c'è la loro sicurezza. E la sicurezza non è una cosa che si tratta».   La spada di Damocle degli attentati - Del resto i separatisti che hanno rivendicato l'agguato di venerdì hanno fatto sapere che «le armi continueranno a parlare» nell'enclave angolana di Cabinda. «Siamo in guerra e tutti i colpi sono concessi», dichiarano dal Fronte per la Liberazione dello Stato di Cabinda. Il governo togolese ha intanto proclamato tre giorni di lutto a partire da lunedì per ricordare le vittime dell'agguato mentre per quanto riguarda le condizioni del portiere Kodjovi Obilale, i medici non si sbilanciano. L'estremo difensore è stato operato al Milpark Hospital di Johannesburg, in Sudafrica, ed è in terapia intensiva. Le sue condizioni sono stabili, è cosciente e respira autonomamente ma per saperne di più bisognerà aspettare un giorno o due. Tra l'altro, rispetto alle precedenti notizie che parlavano di due colpi, Obilale è stato in realtà raggiunto da un solo proiettile ma un frammento ha causato una seconda ferita.   Il Ghana non si ritira - Mentre il Togo si ritira (ma la Caf ha garantito che la nazionale non sarà sanzionata), il Ghana conferma la sua presenza nel torneo. «Abbiamo incontrato la Caf, gli organizzatori e il governo legale - le parole di Kwesi Nyantakyi, presidente della Federcalcio ghanese - Ogni membro della nostra delegazione ha bisogno di garanzie assolute sul fatto che vengano prese le misure di sicurezza necessarie. Possiamo solo sperare che le disposizioni adottate aiutino a evitare altri sfortunati incidenti durante la nostra permanenza a Cabinda. Giocheremo la Coppa d'Africa, non ci ritiriamo».  

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