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Rivincita Briatore

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FlavioBriatore ha vinto su tutta la linea. Ma per lo sport quella di ieri, come tutte le giornate in cui la giustizia ordinaria si sovrappone e modifica quella sportiva, resterà una tappa agrodolce. Il tribunale delle Grandi Istanze di Parigi ha accolto il ricorso del manager piemontese (e del direttore tecnico della Renault all'epoca dei fatti, Pat Symonds) contro la sentenza della Fia sul «Singapore-Gate». La radiazione di Briatore è cancellata, così come i 5 anni di squalifica di Symonds. Ai due, inoltre, la Federazione automobilistica dovrà corrispondere un risarcimento rispettivamente di 15mila e 5mila euro per i danni all'immagine. Ne avevano chiesti un milione il primo, 500mila il secondo. Il processo che portò alla cancellazione di Briatore dal mondo delle corse è stato definito «irregolare» dal tribunale francese. Le motivazioni, però, lasciano perplessi. Perché il Consiglio Mondiale Fia è stato giudicato non idoneo a emettere sentenze e sanzioni nei confronti di persone che non siano membri della Federazione. Considerando che non lo sono la maggior parte dei protagonisti del mondo delle corse, dai meccanici ai proprietari dei team, chi giudicherà da oggi in poi i misfatti in pista? Non solo: c'è il rischio che uno degli scandali più gravi verificatisi in Formula Uno, il botto volontario di Piquet jr a Singapore nel settembre 2008, resti senza nessuna condanna. Ripensare l'intero sistema della giustizia sportiva sarà adesso il compito di Jean Todt. Partendo proprio dall'altro rilievo mosso dalla Corte francese: l'impossibilità che sia lo stesso organo, il Consiglio mondiale della Federazione, a svolgere comtemporaneamente la funzione inquirente e quella giudicante. Ruolo che, nel Singapore-gate era stato ancora più personalizzato da Max Mosley, «ben noto - hanno spiegato i giudici - per essere in conflitto con Briatore». Gli avvocati della Fia intanto faranno ricorso. Un'opzione che, almeno secondo quando sostiene la Federazione, dovrebbe permettere di mantenere ancora valide, fino a decisioni definitive, le squalifiche comminate. Ma la sostanza cambia poco. «Sono molto contento - ha detto Briatore - avrei preferito risolvere la questione all'interno dello sport ma con Mosley questo non era possibile. Max mi aveva fatto malissimo». «Per ora non penso di rientrare - ha aggiunto - adesso mi interessa solo la "Formula bambino"». In realtà la vittoria parigina gli permetterà proprio di non abbandonare nessuno dei suoi business nel mondo dello sport. A partire dal Queens Park Rangers, la squadra inglese di cui è proprietario con Ecclestone: la federcalcio britannica bandisce automaticamente, infatti, chi abbia subìto condanne da altre federazioni sportive. Ma il grosso dei guadagni continuerà ad arrivare dal mondo delle corse: Briatore infatti gestisce il campionato Gp2, la carriera di diversi piloti - Alonso e Webber su tutti - e i diritti televisivi del circus in Spagna. Li acquistò nel 2002, quando lì la Formula Uno non la guardava quasi nessuno. Poi lanciò Alonso, gli iberici si innamorarono del pilota e in sette anni il piemontese ha intascato 22 milioni di euro. Anche per questo il sottosegretario allo Sport Rocco Crimi si è spinto a dire che «la sentenza di Parigi restituisce al mondo dei motori un grande manager e un simbolo dell'Italia vincente nello sport».

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