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Il riscatto delle galline vecchie

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C'èun momento, nello sport come nella vita, in cui bisogna farsi da parte. È, in genere, quando i muscoli non rispondono più come una volta, i riflessi cominciano ad appannarsi, i tempi di recupero si allungano. Ma, soprattutto, è quando una folta schiera di atleti, la cosiddetta «nuova generazione», incomincia a bastonare senza rispetto i campioni di una volta ormai «vecchietti». Lo chiamano «passaggio di consegne». Beh, per assistere a momenti del genere si è pregati di ripassare nel 2010, perché l'anno sportivo appena conclusosi è stato, semmai, quello del riscatto dei veterani, dei campioni che non si arrendono alla carta d'identità e continuano a suonarle ai giovani rampanti. La sintesi migliore della tendenza l'ha data quel fenomeno della comunicazione che è Valentino Rossi. Il «dottore» nel 2009 ha vinto il suo nono titolo nel Motomondiale e, dall'alto dei suoi 30 anni, ha preso amichevolmente in giro i colleghi più giovani che da qualche anno tentano di detronizzarlo senza riuscirci. Sul podio di Sepang, infatti, è salito indossando la maglietta con la scritta «Gallina vecchia... ha fatto l'uovo. Ma quale brodo?». Insomma, i vari Lorenzo, Stoner e Pedrosa dovranno ancora pazientare un po'. Rossi di stimoli ne ha ancora tanti: c'è un record da eguagliare, quello di Agostini, otto volte campione nella classe regina. E ci sono nuove sfide da affrontare, e non necessariamente solo nel mondo delle due ruote. I muscoli che non rispondono come una volta, si diceva. Per fortuna c'è sempre la classe, che resta e aiuta a compensare quello che si perde nell'esplosività. A questo dev'essersi appellato Roger Federer quando un certo Rafael Nadal ha cominciato a dargli i primi dispiaceri della carriera. Roger piazzava i suoi rovesci all'incrocio delle righe, lo spagnolo correva, correva, correva e li prendeva tutti. E continuando a correre Nadal aveva cacciato Federerer da casa sua, Wimbledon, e lo aveva fatto addirittura piangere a Melbourne. Senza contare che si era persino permesso di rubargli il primo posto nella classifica Atp. Questo accadeva a cavallo tra il 2008 e il 2009. Ma a maggio succede qualcosa di straordinario. Nel torneo di Madrid, casa dello spagnolo, Federer si prende una succosa rivincita che è più di una partita: è il segnale di qualcosa che si è rotto nello spagnolo. Le sue ginocchia hanno fatto crack, correre a quei ritmi non è possibile neanche per quella perfetta macchina fisica che sembrava il 23enne di Maiorca. Così Nadal si ferma e Federer vince il suo primo Roland Garros e il sesto Wimbledon. La classe ha battuto la corsa. Certo, rimanere al vertice per tanti anni richiede anche una serietà negli allenamenti non comune. Per averne la prova basta provare a contattare la decana della scherma italiana Valentina Vezzali. Chi ha tentato di intervistarla negli orari di allenamento si è sentito rispondere dal suo entourage un garbato no: Valentina non ammette distrazioni in certi momenti. Diversamente la 35enne jesina non avrebbe potuto vincere medaglie in quattro olimpiadi diverse e assicurarsi ben 11 titoli mondiali. L'ultimo dei quali proprio nel 2009, nel fioretto a squadre. L'età, in ogni caso, non è sempre qualcosa contro cui combattere. Spesso, anzi, l'esperienza aiuta a raggiungere traguardi che in giovinezza erano sempre sfuggiti. Ne sa qualcosa Gabriele Tarquini che, a quasi 48 anni, si è permesso di diventare il pilota più anziano a conquistare un titolo in una competizione Fia. Si tratta del Mondiale Turismo, una di quelle categorie in cui il «pelo sullo stomaco» conta molto di più dell'esplosività. E allora a Tarquini, che come i suoi colleghi citati non pensa assolutamente al ritiro, vada l'augurio di diventare una gallina sempre più vecchia e vincente.

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