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Roma, Totti show

Francesco Totti (foto Gmt)

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Non bisogna essere romanisti per capire il talento di Totti. Basta essere appassionati di sport, di calcio e avere a cuore i colori della nazionale. Già, perché un Totti così non può non andare al prossimo mondiale in Sudafrica. Ecco un buon motivo per spendere i soldi del biglietto. È il Totti visto ieri all'Olimpico, un giocatore che dopo un mese e mezzo di assenza, l'ennesimo intervento (stavolta al ginocchio: il secondo) e trentatre anni suonati, ha dato spettacolo e fatto riaccendere il cuore dei tifosi romanisti fin troppo storditi dalle controverse vicende societarie. Spettacolo vero, tre gol in mezz'ora al rientro e una media-gol impressionante che lo proietta in vetta alla classifica dei cannonieri di serie A in condominio con Di Natale. Fa impressione soprattutto il fatto che Totti (nessuno ha fatto bene come lui nel 2009) ha realizzato i suoi nove gol in campionato in sole otto gare. E non è un caso se con lui in campo la Roma targata Ranieri non ha mai perso raccogliendo quattordici degli attuali diciotto punti in classifica.   E meno male che il tecnico giallorosso alla vigilia lo aveva definito ancora «indietro», perché il capitano ha impiegato 29 secondi per far capire all'Olimpico e al Bari che sarebbe stato un pomeriggio particolare. Tacco per Vucinic e prima azione da gol della Roma messa finalmente con il tridente da Ranieri. Quando il montenegrino parte da sinistra è sempre in grado di fare la differenza e lì nel mezzo Menez sembra parlare una lingua molto simile a quella di Totti. I due si cercano e trovano spesso, anche se è sempre il numero dieci a fare la differenza: l'esperimento è comunque riuscito anche grazie alla forza inesauribile di Perrotta.   Il centrocampista giallorosso è tornato a correre e incidere come un tempo ed è la pedina, assieme a Brighi, che consente a Ranieri di rischiare in fase offensiva senza restare troppo scoperto. Contro il Bari dunque poca fatica per mettere in cascina tre punti che fanno classifica e morale. Ma è tutta la Roma che ieri ha dato prova di esserci e tranne poche eccezioni, la squadra ha mostrato i progressi richiesti da Ranieri: la Roma continua a somigliargli sempre di più. Certezze tra i pali con un Julio Sergio imperiale, sempre ovunque: palle alte, basse, uscite sui piedi e reazioni di istinto da portiere vero. Per Doni sarà durissima riconquistare la maglia da titolare. La partita è stata di chiara lettura: primo tempo solo   Roma che apre e chiude i giochi in mezz'ora e poi trotterella nella seconda metà della gara. Incassa il gol di contratto (non chiude una gara a reti inviolate dallo scorso 3 maggio) e rischia più volte sugli arrembaggi di un Bari, finora migliore difesa del campionato, che ci ha provato fino in fondo. Ma l'autorete di Andreolli dopo ventotto minuti della ripresa, incide solo per i tabellini e regala ai diecimila tifosi baresi arrivati fin quassù (un applauso a parte per loro), il meritato tributo. Ora Ranieri ha qualche certezza in più e con un Totti così è impossibile non tornare a pensare alla zona che vale un posto nell'Europa che conta. Così come Lippi che non potrà continuare a fare orecchie da mercante.  

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