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Lippi, l'inflessibile

L'allenatore dell'Italia, Marcello Lippi

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CERVIA Superman che invoca Antonio Cassano in nazionale fa il solletico alle certezze di Marcello Lippi. Appena finito di rispondere alle domande sul perchè non chiami l'attaccante della Samp, ecco scattare il surreale fenomeno di costume: il «metti a Cassano»arriva perfino dai tifosi del rugby, da «Striscia la notizia», da un invasore con la «S» rossa sulla maglia e la scritta che invoca il nome tanto inviso. «E io ci rido sopra», taglia corto Lippi, sperando che quella risata seppellisca le polemiche. Le strade azzurre sono decisamente altre. Nei due test restanti da qui alla partenza per il Sudafrica, cinque giorni prima dell'esordio mondiale e dopo la preparazione in altura (Sestriere favorita su Bormio e Cortina), Lippi cerca «cinque o sei giocatori per completare la rosa e rendere il gruppo di 23 il più vario possibile». La novità potrebbe essere semmai Candreva, ma è scontato che non ci sia Cassano: l'i«nnominabile» per il ct, che anche oggi ha usato perifrasi pur di non tirar fuori quel nome. «Cosa devo dire se in una trasmissione importante e così seguita si inventano quella cosa lì, che mio figlio ha preso un cazzotto - schiva il colpo Lippi - e se un signore vestito da Superman entra in campo con una scritta sul petto? Io ci rido sopra. Mi dispiace solo per quel disabile accompagnato dall'invasore, lui è dovuto tornare a casa da solo. E mi dispiace per chi poteva controllare un pò meglio. Ma per il resto cosa volete che mi interessi, non me ne frega niente, proprio niente. E poi rimangono le partite di mercoledì e quella del 3 marzo. A meno che un Superman non voglia venire anche in Sudafrica al nostro seguito...». Assicurato che il tormentone («ogni ct ha avuto il suo») non condiziona la nazionale («lo sfogo di Parma non era perchè invocavano un certo giocatore ma per cori ingiusti verso chi c'era»), Lippi è però ancora in cerca di punti fermi. Cinque mesi fa proclamava la necessità di una prestazione convincente, che desse la misura del valore azzurro; ora che non c'è più tempo professa «un'avvicinamento più sereno al Mondiale, senza bisogno di una gran partita nè di scintille particolari. A noi non serve qualcosa in più, ma essere la nazionale giusta nel mese del Mondiale». Segno evidente che quella luce all'improvviso non se l'aspetta più. D'altra parte, ci sono giovani che rischiano di perdersi per strada. «Rossi l'ho visto meglio, - fa però notare il ct - Era di nuovo vivo, rapido. Santon invece gioca troppo poco, purtroppo: la decisione è nelle mani dell'Inter, mi posso solo augurare che giochi un pò di più. Nella mia lista ci sono 16-17 nomi ne cerco altri 5 o 6, in tutti i reparti; se ad esempio ho molti centrali e poche mezzali a parte Marchisio, ecco lì un'esigenza».   Ed ecco perchè la «discreta prova» di Candreva, paragonato a Perrotta al Mondiale 2006, apre al livornese inattese chance. Per lui e per gli altri aspiranti, come in un reality a eliminazione, c'è il test di mercoledì contro la Svezia, dove l'Italia cambierà molto. Ripartendo da Pazzini, autore di 4 gol nella partitella di oggi (7-1 alla Primavera del Cesena, con gol da ricordare per sempre del baby romagnolo Claudio Valente). Probabile allora che la squadra anti-Svezia sia composta da Marchetti, Cassani o Maggio più Legrottaglie, Bocchetti e Criscito; Biondini, Montolivo e Galloppa a centrocampo; Marchionni, Pazzini e Di Natale in avanti.  

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