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Ancora guai per Tyson: pugno a un fotografo e finisce in manette

Mike Tyson

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LOS ANGELES «Io sono un bravo ragazzo, però non bisogna provocarmi». Evidentemente il fotografo malcapitato di turno deve aver esagerato con l'obiettivo se quella montagna di muscoli col dente d'oro e un tribale a cerchiargli l'occhio sinistro si è trasformato ancora una volta in un «bad boy». Mike Tyson c'è cascato di nuovo: lontano dalla boxe ufficiale dal 2005, il campione dei massimi i guantoni non li ha mai messi via veramente. L'ex campione del mondo dei pesi massimi è stato arrestato mercoledì all'aeroporto internazionale di Los Angeles dopo aver preso a pugni un paparazzo. Secondo quanto riportato dal Los Angeles Times, che cita fonti della polizia aeroportuale, Tyson ha incolpato il fotografo di averlo provocato, colpendolo, per costringerlo a reagire. Il paparazzo, al contrario, sostiene che Tyson lo avrebbe colpito al volto per impossessarsi della macchina fotografica. Ad avere la peggio è stato comunque il fotografo, che ha riportato un taglio alla fronte ed è stato curato in ospedale. Sempre secondo il Los Angeles Times entrambi sarebbero stati arrestati. Tyson è stato poi rilasciato su cauzione. Quarantatrè anni e un titolo mondiale vinto quando ne aveva solo venti, Iron Mike è la sintesi perfetta di talento e sregolatezza. E la scazzottata con il paparazzo a Los Angeles è solo l'ultima di una serie infinita di colpi di testa del pugile americano, che vanno dall'accusa di stupro al morso ad Holyfield, fino al declino culminato col dolore per la perdita della figlioletta. Una vita fatta di botte, droga e violenza quella del ragazzo venuto da Brooklyn, cresciuto senza padre e con la madre alcolizzata, che nel ghetto americano vive la sua prima vita difficile, fatta di scherni e risse con i coetanei. Lo chiamavano il testone, o anche Mike lo sporco, per via dei vestiti cenciosi: è lì, nelle strade di Brownsville che il giovane Mike cova la rabbia che non lo abbandonerà più. Ed è lì che diventa pugile, ancora prima di salire sul ring. Picchia sistematicamente i ragazzi che lo prendono in giro, fino a diventare il più temuto del quartiere. Arrestato una quarantina di volte per droga, Tyson finisce al riformatorio: ma i suoi ottanta chili a soli tredici anni gli spalancano le porte del pugilato. Al tappeto ne manda tanti, si laurea campione mondiale, guadagna come nessun altro sportivo al mondo. Eppure di quell'esistenza difficile non riesce mai a liberarsi, e anche i 300 milioni di dollari guadagnati in carriera li manda ko, tanto da dichiarare bancarotta nel 2003.  

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