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Salvate il soldato Zarate

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Zarate

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Salvatelo e vi salverà. Solo lui può riuscire nell'impresa. Fatelo tornare a sorridere, lasciatelo libero di correre per il campo e di poter liberare il suo istinto. Per favore non chiedetegli di marcare il regista avversario oppure di passare di più il pallone. Basta con quelle maledette due fasi, lui deve farne bene una sola: quella offensiva. La preghiera serale del laziale, quello che vuole bene alla sua squadra a prescindere dai protagonisti, recita così ogni sera nella speranza di rivedere la faccia da monello che ha fatto innamorare un'intera tifoseria. Lasciate stare Maurito Zarate, l'unico che può far cambiare il corso di una stagione che si annuncia di grande mediocrità. Già, perché l'involuzione del talento argentino è evidente tanto da preoccupare persino quelli che ormai da tempo dicono «tanto tre squadre più deboli ci sono, ti pare che andiamo in serie B». I dubbi aumentano col passare delle giornate (nove gare senza vincere, solo cinque pareggi, otto gol fatti, penultimo attacco del campionato) e anche la crisi di Maurito, assente, spaesato, nervoso in una parola sola triste annuncia altri pomeriggi e serate di amarezze. Zarate non ride più, se la prende per i fischi della gente che lo ama da impazzire, ma soprattutto non si trova a suo agio nella nuova posizione in campo. Fino alla bestemmia di mercoledì scorso. «Gli avevo chiesto di marcare il regista del Cagliari in prima battuta», ha detto candidamente Ballardini. Sì, proprio lui, l'asso che ha fatto vincere una coppa Italia e ha tenuto in vita una squadra agonizzante nella passata stagione imprigionato in oscuri compiti difensivi. Il fenomeno biancoceleste doveva dedicarsi a difendere le sortite di Daniele Conti: incredibile. E anche a Siena è partito spesso da posizione centrale, si è dovuto andare a prendere il pallone quando tutti sanno che gioca meglio quando si trova vicino alle linee laterali del campo per poi accentrarsi. Perchè? La risposta è semplice: manca Pandev, il compagno ideale per far salire la squadra attirando avversari su di se e poi scaricare su Maurito. Non segna dal 28 settembre in campionato anche se è riuscito a timbrare il cartellino contro Levski Sofia ma non è più lui. Ora la squadra non va, si è avvitata su se stessa scoprendo lacune che non sapeva di avere. Il gioco non c'è, non si vede uno schema e anche Maurito soffre quando ha il pallone tra i piedi perché senza Matuzalem (assente a Siena) e con Foggia sull'altro lato vede intorno il deserto. Sognava altre finali, partite di livello e invece si ritrova a dover lottare per la salvezza tanto da aver quasi del tutto perso la possibilità di andare ai mondiali con l'Argentina. Certo, anche Zarate ha qualche colpa e sicuramente i difensori avversari lo hanno studiato e lo marcano di più ma è innegabile che per uscire da questo periodo nero Ballardini deve ripartire dal suo campione magari derogando ai quei precetti calcistici che lo hanno ingabbiato. Senza gioco è lui il vaccino migliore per stroncare la crisi. Solo la fantasia di Maurito può rialzare una squadra che ormai evidenziato limiti strutturali. Lui può far tornare il feeling con i tifosi e rianimare una gruppo agonizzante. Ballardini ci pensi: solo lui può salvare la panchina che tra-Balla.

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