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L'Inter non brilla ma supera il Livorno e vola a +7 su Juve e Samp

L'allenatore dell'Inter Josè Mourinho

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Minimo sforzo, massimo risultato. Equazione perfetta per un pragmaticone come Mourinho, talmente soddisfatto dopo il secondo gol dei suoi che ha cacciato fuori la lingua. Forse in segno di sberleffo nei confronti di una prestazione mediocre premiata coi tre punti. O forse diretta agli avversari e in generale al campionato, che dopo appena due mesi vede i nerazzurri in fuga con sette punti di vantaggio dalle più dirette inseguitrici, nove sul Milan. Anche se il portoghese, più che altro per scaramanzia, non lo ammette. «La fuga c'è - spiega - quando il campionato è finito e si va in vacanza. Anche giovedì ero in fuga 4-0 col Palermo, dopo 20 minuti tutto era tornato in discussione». Quindi bocche chiuse, teste basse e dita incrociate. Se si esclude l'ennesima prodezza di Milito, sempre più bomber, nerazzurro e non, con sette reti in nove partite; sempre più leader di un attacco che non può ancora contare su un Eto'o al meglio, ed era anche privo di Sneijder e Balotelli. Ci ha pensato l'argentino allora, al solito. Con Maicon che ha chiuso una gara brutta, priva di occasioni come di emozioni, e che comunque ha permesso a Julio Cesar di fare la solita prodezza della domenica, su una punizione-bomba di Candreva. Insomma, massimo risultato con sforzo e risorse impiegate minimi. Miglior viatico per Kiev non era possibile.

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