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Button, paura di vincere

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J. Button

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{{IMG_SX}}In gergo tennistico si chiama «braccino». È lo stato d'animo di chi si trova a un passo dalla vittoria ma, al momento della stoccata conclusiva, incomincia a perdere colpi e ad avvertire la tensione. È quello che, da alcuni mesi a questa parte, è successo a Jenson Button. Dopo aver dominato sei delle prime sette gare stagionali, l'inglese della Brawn sembrava aver messo una pietra tombale sulla lotta per il titolo. Poi il black out. Dal Gp di Silverstone in poi, per 8 gare consecutive, Button non è più riuscito a vincere, salendo una sola volta sul podio. Un calo dovuto in parte a una Brawn che ha smesso di essere quella monoposto irraggiungibile di inizio stagione, ma anche a un pilota che, con i primi problemi, si è smarrito completamente. Tanto che, nelle ultime 8 gare, il compagno di squadra Barrichello gli è arrivato davanti 5 volte. Un rendimento che ha permesso al brasiliano di tenere ancora aperta la corsa per il titolo a due Gp dalla fine e che costringe Button a giocarsi il primo match point a Interlagos, circuito di casa del principale rivale, domenica prossima. Quattordici punti di vantaggio con soli 20 in palio sono comunque un'enormità. Ma in corsa per il Mondiale è rimasto anche Sebastian Vettel, che di punti di svantaggio ne ha 16 e, tra i tre contendenti, è quello più in forma, come conferma il trionfo a Suzuka due settimane fa. Dalla sua, il tedesco ha un illustre precedente: il finale del campionato 2007, quando Raikkonen a due gare dalla fine doveva recuperare 18 punti ad Hamilton e riuscì a laurearsi campione del mondo. Lewis ebbe la possibilità di rifarsi l'anno successivo, ma difficilmente - in un campionato "normale" - la stessa cosa potrà capitare a Button. Chi si augura un finale thrilling è Bernie Ecclestone: «Spero che Button vinca il Mondiale solo ad Abu Dhabi», ha detto il patron del Circus, consapevole che una gara senza appeal non è il miglior viatico per il debutto della Formula Uno sul circuito arabo. Dalla pista alle stanze della Federazione. Ieri Michael Schumacher ha scritto una lettera ai membri della Fia per sostenere la candidatura dell'amico Jean Todt alle vicine elezioni presidenziali. L'avversario Vatanen, invece, continua a tessere tele diplomatiche con le Federazioni asiatiche e africane. Chiunque sarà il successore di Max Mosley avrà subito una bella gatta da pelare: il 10 novembre, infatti, il tribunale di Parigi dovrà decidere sul ricorso presentato dal team italiano N. Technology per l'esclusione dal Mondiale 2010, quando la Fia preferì Campos, Manor e UsF1. L'ultima eredità lasciata da Mosley ed esplosa quando, con la battaglia sul tetto al budget, l'avvocato inglese si ritrovò solo e finì col perdere la poltrona.

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