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Totti

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E subito riapparvero i fantasmi, richiamati anche dal pessimo comportamento dei giallorossi con il Basilea. Tutti (o quasi) a pensare che il nuovo allenatore della Roma, testaccino e dunque ritenuto tottiano ad oltranza, si fosse audacemente messo in mente di OSARE un ridimensionamento del Capitano, proprio come era capitato - ricordate? - quando Spalletti aveva detto «Totti può fare anche meglio». Oddio, disse il popolo: cosa può esistere meglio di questo Totti? Domenica mattina c'erano già le voci: «Sentito cos'ha detto Ranieri? Vedrai che dura poco». Oscuri presagi per un Roma-Fiorentina che già s'annunciava durissimo esame per i giallorossi appena riemersi dalla crisi seguita alle dimissioni di Spalletti. C'era anche chi prevedeva colpi di scena a sorpresa come nella penosa stagione di Prandelli, Voeller, Del Neri e Conti. E invece le statistiche dicono che la Roma ha conquistato, con il 3 a 1 alla Fiorentina, la sua millesima vittoria. Stiamo all'oggi, viviamo la realtà, scriviamo la cronaca, modesti appunti per la Storia: ma per non deludere del tutto i numerologi prendiamo atto che il Destino ha voluto che fosse proprio Francesco Totti a firmare con una prodigiosa doppietta la millesima vittoria. Un Totti per nulla amareggiato dalle... rivelazioni di Ranieri, intenzioni fin banali per cercare nel vastissimo repertorio di un campione indiscusso nuovi colpi. Nuovi «movimenti». Nuove avventure. Quanti ne ho conosciuti, di Totti, dal 29 marzo 1993, quando Vujadin Boskov decise di farlo esordire, sedicenne, nel finale di Brescia-Roma. Qualche sera prima, durante una insolita cena da Bastianelli, a Fiumicino, il Maestro Vujadin mi aveva confidato la scelta che stava per fare, precisando di aver trovato fra i giovani giallorossi, «un ragazzo interessante, uno che gioca di fino ma ha anche un gran fisico». Sì, dopo «quel Totti» ne ho conosciuti altri, sempre stupefacenti. L'ultimo, l'altra sera, più emozionante che mai: attento a darsi nuovi spazi, nuove intenzioni di gioco che spiazzassero l'avversario, a mostrarsi meno gladiatore, quasi modesto coordinatore di una squadra d'improvviso più viva. Poi si è tradito, naturalmente, segnando quei gol spettacolosi o esibendo quello «stop» al volo che lo spedisce direttamente fra i Maestri del Calcio.

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