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Quando è la testa a fare la differenza

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Serviva la prova del nove, per dimostrare al resto degli umani come lui sia di un'altra specie in grado di viaggiare su altre dimensioni. Nove come il titolo sulle due ruote più veloci del mondo che si appresta a conquistare con qualche Gp d'anticipo per l'ennesima volta. Cinquanta come i punti di distacco dal secondo in classifica in un campionato ucciso anche dalla sua superiorità mentale. È proprio questa l'arma in più del fenomeno italiano. La pressione che riesce a mettere nelle vene dei suoi rivali che nel corse del tempo lo hanno imparato a conoscere. Quando ti mette nel mirino sei finito, quando ti si incolla alle ruote sai che prima o poi ti strapperà via la vernice. Ma, soprattutto, quando ti lascia passare e sta lì dietro ad aspettarti, ti mette nelle condizioni di non poter non sbagliare. L'aveva intuito Biaggi al quale però è mancata poi l'occasione per riprovarci. L'ha capito Stoner costretto dal «dottore» a rivolgersi a uno specialista vero e prendersi un periodo di «studio» dopo le legnate rimediate un po' ovunque (Laguna Seca docet). L'ha capito quel fringuello di Pedrosa che Valentino ha ridimensionato a futura speranza... ancora. E adesso l'ha capito anche il talento emergente del motociclismo spagnolo. Lorenzo, compagno di squadra e quindi con la stessa moto (più o meno nonostante le solite lamentele), in futuro lo ringrazierà per le lezioni che Valentino gli sta impartendo oggi. L'ultima tra le curve insidiose di Brno, dove il velocissimo Jorge ha potuto gustare il sapore del «brecciolino» ceko. Altra lezione... ma stavolta non è gratis.

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