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Roma 2009

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Lafavola di Beatrice Adelizzi si muove sulle note di una Tosca moderna, ma ugualmente struggente, e le stelle che fanno capolino dallo chignon imbalsamato nel gel luccicano come il bronzo che le pende al collo: nella piscina di Roma, ai Mondiali di casa, l'azzurra fa quello che non è mai riuscito a nessun'altra, prima medaglia del sincro italiano, il suo nome che apre una strada finora inesplorata. La sua leggerezza, stretta nel costume nero illuminato di pietre, stavolta ai giudici è piaciuta, e la sua grazia può scalare i gradini sconosciuti del podio, lei grande tra le grandi, che si chiamano Natalia Ishchenko, la russa d'oro, e Gemma Mengual, la spagnola immortale, che ha condiviso con le azzurre lo scatenato tifo-teenager degli spalti. Piange, ride, senza che la maschera di trucco faccia una riga: è il riscatto di uno sport che fa i conti con l'arbitrio del giudizio e che resta un'oasi per sole donne, o quasi. Ma dietro a quei tre minuti di show acquatico c'è il lavoro di una vita, anche per una ventenne come la statuaria Bea. «La bellezza nel sincronizzato conta molto, ma non è tutto - sorride l'atleta di Lissone, nel milanese, iscritta da sempre alla società Nord Padania, che con la Lega però non ha nulla a che vedere - il sincro è diventato la mia vita, mi piace il lato artistico, si avvicina alla danza e al teatro. Ma anche la parte tecnica è intensa e ogni singolo gesto va sempre studiato». E di passi di danza Bea - così hanno urlato le ragazzine scatenate del Foro spingendola al bronzo - ne fa anche fuori dall'acqua, agli ordini di Prisca Pagano, la sua insegnante. Ma non pensa alla tv, alle passerelle, la sincronette che dietro alla leggerezza degli abiti e al trucco vistoso, mostra ambizioni da atleta e studia per diventare chimico: e anche le letture e la musica preferiti dalla campionessa sono tutt'altro che frivole. «Leggo tanto» racconta la Adelizzi. I preferiti vanno da Kundera, il «number one», a Pennac e ai gialli di Lucarelli. Ai Mondiali ha portato «Le notti bianche» di Dostoevskij. «Guerra e pace? L'ho già letto...», zittisce tutti l'azzurra. E poi c'è la musica, che la rilassa tanto, e anche qui la scelta è di qualità, con vocazione rocchettara: in cima i Red Hot Chili Peppers. La colonna sonora ideale di una sua performance sarebbe però 'Everybody hurts' dei Rem. Invece a Roma09 si è esibita su un classico, sull'aria pucciniana di 'Lucean le stellè, quella rivisitata nel 'Munich' di Spielberg. «Proprio non mi piaceva - confessa la Adelizzi - e c'è stato più di un battibecco con il ct De Renzis: io le dicevo che appesantiva tutto, e lei insisteva. Meno male che le ho dato retta...». Impeccabile, e leggera come non mai: Bea, da scorpioncina, ammette di essere «testarda» e di demoralizzarsi facilmente. «È un sogno», ha detto tra le lacrime Laura De Renzis, da vent'anni fatina e coach di queste bad girl vestite da angeli. E oggi ci ripova nella finale del duo tecnico in coppia con la Lapi.

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