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La Roma ridisegna la storia del calcio

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Un4-2-4 che guarda molto al passato. D'altronde «Nel calcio nessuno può più inventare nulla perché tutto è stato già inventato», come diceva Nils Liedholm. E nel guardare indietro per rendere più bello il presente, Spalletti è bravissimo, a dimostrazione di quanto sia umile e studioso. Quando, ad esempio, inventò il 4-2-3-1 con Totti unica punta a molti ricordò la grande Ungheria del '54, che come quella Roma giocava senza un vero centravanti di sfondamento. In quella nazionale il Totti della situazione era Hidegkuti, un'ala che mister Sebes aveva reinventato centravanti di manovra per facilitare gli inserimenti e il gioco «palla a terra» con due interni eccezionali come Puskas e Kocsis. Anche in quel caso, come per la Roma di Spalletti del 2005-06, il modulo nacque per circostanze fortuite, visto che il più grande centravanti di sfondamento del calcio ungherese, Deak, si era ribellato al regime comunista e aveva lasciato la nazionale. Nella Roma Spalletti ideò il 4-2-3-1 in una trasferta a Genova contro la Samp alla quale arrivò senza punte di ruolo a causa di squalifiche e infortuni. Quella Ungheria e quella Roma sono state poi accomunate da un identico destino: quello di passare alla storia come squadre belle ma non vincenti. Gli ungheresi persero la finale del Mondiale del ‘54 contro la Germania; i giallorossi di Spalletti hanno collezionato tre secondi posti consecutivi alle spalle dell'Inter, ma anche due Coppe Italia e una Supercoppa di Lega, con altre quattro finali perse in questi tornei sempre contro i nerazzurri. Dopo che l'ultima stagione ha dimostrato che quel modulo per la Roma aveva fatto il suo tempo, Spalletti si è rimesso a studiare calcio e dal passato ha tirato fuori il 4-2-4 che esaltò il Brasile nel Mondiale vinto in Svezia nel '58. I brasiliani lo avevano adottato già nel '56, guarda caso basandosi sull'analisi di quanto messo in mostra dai già citati ungheresi due anni prima. Un'evoluzione tattica che sembra ricalcare quella della Roma spallettiana. Quel Brasile giocava con quattro difensori in linea che marcavano a zona, due centrocampisti e in avanti due attaccanti esterni che coprivano le fasce e al centro il doppio centravanti sulla stessa linea. Applichiamo il modulo alla Roma: idem per i quattro difensori; De Rossi e Pizarro a centrocampo e in avanti Taddei e Guberti sulle fasce (pronti a rientrare in fase di ripiegamento) e il duo Totti-Vucinic al centro. I nomi, ovviamente, sono diversi, ma l'impostazione è quella. «Il lavoro e l'applicazione tattica dovranno essere la nostra forza» ha ripetuto Spalletti sulle Alpi, ribadendo il concetto di voler arrivare alla vittoria attraverso il bel gioco. Speriamo che abbia ragione e che stavolta l'ispirazione sia vincente. Infortuni permettendo, ovviamente.

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