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Pellizzotti beffato alla fine

Pellizzotti beffato dopo una fuga di 130 km

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E pensare che sarebbe una giornata piena di complimenti per un bel po' di persone, se non ci fosse una montagna (chiamata Tourmalet) di recriminazioni a fare ombra al bello che pure c'è stato nell'ultima tappa pseudopirenaica prima del riposo-trasferimento che oggi ci introdurrà alla seconda settimana di gara. Ha vinto Pierrick Fedrigo, a Tarbes, in capo a una fuga memorabile, iniziata con 13 corridori, continuata tra Aspin e Tourmalet col drappello di testa che perdeva pezzi ma non vigore, e finita col francese e con un ammirevole Franco Pellizotti a tener duro fino al traguardo, per respingere il ritorno veemente del plotone, orchestrato da Rabobank e Caisse d'Epargne (i rispettivi velocisti Freire e Rojas erano rientrati in gruppo in discesa), ma non coronato dal successo. Né possiamo non definire appassionanti gli ultimi 70 km della giornata, dopo che sul Tourmalet Pellizotti aveva scollinato per primo sulla montagna più densa di storia di questo Tour. Il friulano, rimasto col solo Fedrigo accanto, aveva avuto buon gioco a liberarsi della compagnia di tutti gli altri fuggitivi, e di tenere a distanza anche un gruppetto di contrattaccanti formatosi sulla salita e animato, tra gli altri, da Van den Broeck (gregario di Evans) e Gárate (luogotenente di Menchov). Pellizotti e Fedrigo, da buoni amici, si sono spartiti l'onere di tirare a tutta (malgrado ampi tratti di vento contrario) fino a Tarbes, e solo quando, all'ultimo chilometro, hanno capito che il mezzo minuto abbondante (rimasto dalla dote di oltre 5' che avevano in cima al Tourmalet) conservato sul gruppo era ormai incolmabile, solo allora i due si sono rilassati e preparati allo sprint. L'italiano ha preso in testa il rettilineo finale, ma Fedrigo l'ha bruciato negli ultimi 100 metri. Sorridiamo comunque con Nocentini che ha brillantemente difeso la maglia gialla. E le recriminazioni? Quelle di vedere simili montagne svilite da un percorso idiota (70 km dal Tourmalet all'arrivo)? C'est le Tour, dicono in Francia. Sta di fatto che i Pirenei passano senza aver detto nulla riguardo alla lotta per la classifica, se non che l'Astana è quasi inattaccabile: ma per mettere in difficoltà Contador e Armstrong (che ieri ha confermato l'intenzione di correre il Tour anche l'anno prossimo) servirebbe un percorso adatto. Non resta che sperare nelle Alpi. E incrociare le dita.

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