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Ancelotti ride, il Milan piange

Carlo Ancelotti alla prima conferenza stampa

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Il suo inglese, siamo sinceri, è rimasto così e così. Quel «I don't know Special one», in polemica simpatica a distanza con Mourinho, per pronuncia e non solo sembrava un po' l'ammissione di Villagio sul tema «io no spik inglish». In fondo è lì per vincere la Champions, non per dare lezioni di lingua. Per il resto però il primo vero Ancelotti londinese era sorridente, e soprattutto sereno. Forse perché ha già potuto annunciare l'acquisto di un talento come il russo Zhirkov, o per la fiducia sul fatto che alla fine Terry resterà, o ancora per la speranza che arriverà almeno uno dei suoi pupilli, Pirlo e Pato, anche se «sono giocatori del Milan e quindi adesso non ne parlo».  Insomma, nel primo giorno di lavoro per Carletto c'era un'atmosfera distesa, e anche voglia di scherzare. Quella che davanti ai cancelli del centro sportivo di Milanello, suo ex posto di lavoro, proprio mancava. Con la contestazione dei tifosi della curva sud, a suon di petardi e lacrimogeni, la polizia a tenere tutti calmi, i fan anche più moderati che comunque nutrono in sé tanti dubbi: sulle strategie future della società, su come sarà la nuova era guidata in panchina da Leonardo. Lui sì, comunque, accolto davvero bene: applausi e cori in suo favore, così come per i veterani rossoneri Ambrosini e Gattuso, che ancora si litigano la fascia di capitano, e anche per il ritrovato Borriello. Leonardo che prima del suo esordio sul campo ha parlato in conferenza, e ha detto cose importanti. «Di talento – ha spiegato, facendo seguito alle dichiarazioni del suo presidente - ne abbiamo tanto, dobbiamo però cambiare ritmo, mentalità, e anche l'impegno. Se non metti certe cose non vinci». Più rapidità di esecuzione, soprattutto «più umiltà». È questo il messaggio forte del brasiliano, che automaticamente ha fatto ricordare il diktat di Sacchi, a sua volta agli esordi in rossonero. Era tranquillo, Leonardo. La serenità però è un'altra cosa, al momento lontana ancora parecchi chilometri. E che comunque si potrebbe riavvicinare, grazie al mercato. Anche se su questo versante le parole di Galliani non rassicurano. «La situazione – ha detto – è chiara e semplice: abbiamo identificato giocatori e fatto offerte congrue, ma le richieste che ci hanno fatto sono esagerate. Il Real al momento è fuori mercato, ha fatto raddoppiare i prezzi rispetto allo scorso anno per l'effetto domino che ha creato. E io aspetto: non è che di colpo ho disimparato a fare il mercato». E allora ci riprova, il Milan. Tenendo calde le piste per Huntelaar e Luis Fabiano, ma seguendo anche il mercato brasiliano. Oggi Braida assisterà al matrimonio di Pato, ma poi intende fermarsi in Brasile una settimana per cercare un attaccante che non costi uno sproposito. Alla fine il Milan e Ancelotti qualcosa in comune ce l'hanno ancora: come ha spiegato l'allenatore emiliano da Londra, parafrasando, forse volontariamente, Frank Sinatra, «I want to do it my way», voglio fare a modo mio.

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