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Ora la società non illuda i romanisti

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Lungal'attesa, ma finalmente si sono trovati faccia a faccia Rosella Sensi e Spalletti, non che li dividessero qualche migliaio di chilometri, eppure questo colloquio tra i massimi esponenti romanisti nei rispettivi ruoli, dirigenziale e tecnico, stava per diventare una sorta di tormentone senza fine. E forse si rivedranno anche oggi, quasi un colpo di fulmine tra due perfetti sconosciuti. Dunque Luciano Spalletti resta alla guida della Roma per altre due stagioni, fino ad esaurimento del contratto, per ora escluse ipotesi di prolungamenti. Vuole mettere in chiaro, il tecnico, che la soluzione lo lascia di buonumore, chissà se dello stesso livello che gli avrebbe procurato un salto di qualità come l'ipotizzato trasferimento a Torino. Sa benissimo che i bilanci societari non gli consentiranno di avere un organico competitivo ai massimi livelli, pretende però, come è giusto, che sia la dirigenza a chiarire al tifo il forzato congedo dai sogni di gloria. A meno che, per ora nessuno può saperlo, nelle casse sociali non arrivino, dall'esterno, capitali nuovi. Fanno un po' sorridere i titoli dei telegiornali che parlano di uno Spalletti confermato, strano per un tesserato con altri due anni di contratto. Però almeno non lo si definisce prigioniero della volontà del club, i modi per interrompere un rapporto sono tanti, non necessariamente sgradevoli. Se non altro, la Roma potrà cominciare a lavorare, tra meno di un mese, con questa certezza in più, la guida tecnica sarà la stessa delle stagioni da sogno, prima che intervenisse questo sciagurato torneo appena andato in archivio. Alla società, Spalletti dovrebbe chiedere, quasi certamente, di non avventurarsi in operazioni di mercato da vetrina, tipo rincorsa agli scarti del Real Madrid, meglio qualche giovane per puntellare un organico che, se gli infortuni concedessero una tregua, sarebbe comunque più che rispettabile. Ma naturalmente le attuali contingenze, in prima linea i soldi che l'addio alla Champions sottrae al bilancio, non garantiscono la blindatura dei pezzi da novanta, come era già avvenuto per Chivu e Mancini. La raffica di rinnovi è significativa, per non rischiare «svendite» come quella di Cassano o, peggio, addii senza contropartita, vedi Cafu che ha primeggiato altrove per sei anni. Spalletti rifiuta il sospetto di un guinzaglio, è lui che ha deciso di restare: per lavorare con lo stesso impegno, ma anche con l'entusiasmo che nel finale di stagione si era molto attenuato. Appello al rispetto per i tifosi: quello, sarà la società a doverlo raccogliere, niente prese in giro.

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