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Doppio addio

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DarioNicolini MILANO Arrivederci Milano. Dopo venticinque anni in campo, per Paolo Maldini. Dopo soddisfazioni e trofei da giocatore, e otto stagioni da protagonista assoluto, soprattutto in Europa, da allenatore per Carlo Ancelotti, che nonostante i tanti dribbling di ieri in conferenza stampa sull'argomento sa già, e comunicherà ufficialmente la prossima settimana, che finirà a Londra, con la tuta sociale del Chelsea. Prima però vuole finire le cose per bene al Milan. E cioè vuole il pass diretto per la prossima Champions, da guadagnarsi in campo contro la Roma. E allora Carletto si tiene ancora una volta tutto dentro. O quasi. «C'è chi il fumo lo vede e chi lo crea, io – spiega - butto un po' di nebbia perché sono un po' stanco di parlare di queste cose». Nebbia che a maggio ormai non impedisce a nessuno di vederci chiarissimo, anche se lui prosegue. «Resto al cento per cento al Milan», anche se subito dopo, a chi gli chiede se è pronto a un cambiamento, rispnde: «sono pronto a tutto». Carlo il temporeggiatore. Che tiene botta nonostante la raffica di domande tutte sul suo futuro. Pronto al saluto? «Assolutamente no, sono l'allenatore del Milan fino a giugno - pausa - del 2010. Non ho nessuna situazione aperta con il Chelsea, e i soldi non sono la componente principale con me. Non ci sono stati contatti con Berlusconi ma non credo che gli abbia dato fastidio il mio incontro con Abramovich lo scorso anno, visto che avvertii la società». Proprio Berlusconi in serata ha chiarito: «Io voglio bene ad Ancelotti. Vedremo alla fine, come finisce questo campionato e sentiremo anche lui: da amici decideremo il da farsi». E i corsi d'inglese seguiti dal tecnico? «Sono due anni - dice Carlo - che sto studiando inglese, two years...Perché quando andavo in vacanza mi dava fastidio avere difficoltà con la lingua. Ma in Inghilterra non sono mai stato in vacanza». Chi invece, dopo un quarto di secolo tra fascia e centro difesa, le vacanze se l'è meritate tutte è Paolo Maldini. Per lui parole d'elogio da tutti, Ancelotti in primis («Resterà il capitano. La sua carriera rappresenta un caposaldo per tutti quegli atleti che vogliono fare i calciatori: ha lasciato un esempio che deve essere seguito coi fatti e non con le chiacchiere”), è già pronti giro di campo finale, maglietta e siarpa celebrativa e la conferenza d'addio, fissata per domani. Contro la Roma ci sarà, insieme a Kakà, Pato e Inzaghi, per finire bene davanti al suo pubblico. Poi arrivederci, Milano. Da parte sua, e di Ancelotti. Due già nella storia, e non solo quella rossonera.

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