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De Rossi, caos calmo

De Rossi

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Ogni volta che parla Daniele De Rossi ti accorgi di quanto siano banali la maggior parte dei suoi colleghi. Anche in una settimana così surreale il centrocampista della Roma trova le parole giuste per preparare il derby.  Che sfida sarà? «La Lazio è nella stessa condizione nella quale eravamo noi all'andata. Quindi non mi fido delle crisi, soprattutto nei derby. Se noi pensiamo di puntare sulla loro serie negativa sbagliamo di grosso. Nella stracittadina non ci sono mai favoriti e l'ultima sfida lo ha dimostrato. Loro tireranno fuori gli artigli, noi dobbiamo stare ancora più attenti». Anche stavolta sarà frenato dalla tensione? «Se non fosse per il terremoto in Abruzzo, sarei arrivato al derby molto tranquillo. Prima non lo vivevo con la serenità giusta e poi in campo si vedeva. Mi accadeva anche nelle giovanili. Il gol lo cerco molto meno di quello che possa sembrare, mi interessa la vittoria». Quanto conta per voi questa sfida? «Sia per il quarto posto che per l'importanza della gara, vale come tutte le altre. Non ci giochiamo lo scudetto né noi, né la Lazio ma Roma ha visto derby ben più tristi e di bassa classifica». Vi sentite superiori a Genoa e Fiorentina? «Bisogna stare attenti a dire che abbiamo qualcosa in più rispetto a loro perché è tutto l'anno che stiamo dietro. Il Genoa è una rivelazione solo per come gioca, mi sembra la Roma degli anni passati. La Fiorentina è sempre stata li, quindi semmai la vera sorpresa è vedere noi un po' indietro. Ma evitiamo proclami: dopo il 3-0 al Genoa ho sentito dire che dovevamo riprendere la Juve. Sono queste le cose che non concepisco del nostro "famoso" ambiente». Cosa non ha funzionato quest'anno? «È mancato più di una cosa. Sicuramente gli infortuni ci hanno condizionato. Un pizzico di fortuna in più, e non è un alibi, poteva esserci. Abbiamo perso la Supercoppa e la Champions ai rigori, e tante partite in condizioni di emergenza totale. Ma noi ci abbiamo messo del nostro, soprattutto all'inizio». Perché lei non si fa mai male e i suoi compagni sì? «Non è un caso, perché nelle ultime cinque stagioni ho saltato poche partite. Dietro ci sta un po' di fortuna e predisposizione fisica, poi è necessario anche controllarsi e gestirsi: io ci metto la buona volontà ed una vita abbastanza regolare». Si è sentito poco tutelato dalla società dopo le sue accuse agli arbitri? «Quando dico delle cose particolari, come dopo Roma-Inter, non mi aspetto che tutti mi difendano. Vado per la mia strada perché al di là di essere un giocatore della Roma sono un uomo e dico quello che penso. Ho sentito tanto affetto intorno, un tifoso può dire certe cose, un presidente no. Ma non mi sono sentito né tradito né abbandonato. Il colloquio con Collina? L'avevo tirato in ballo e la mia frase poteva essere fraintesa: è servito per chiarirci. Solitamente sto simpatico agli arbitri fuori dal campo, dentro un po' meno...». Totti ha detto che vuole restare qui a vita e vincere ancora. Lei? «Non ci sono dubbi sul fatto che rimarrò, che vincerò qualche dubbio ce l'ho. Per me però l'importante è continuare a vestire questa maglia». Spalletti ha detto che si può giocare senza lei e Totti. «Se dicesse il contrario perderei la stima per lui. Parlare solo di me e Francesco dopo un po' diventa stucchevole per gli altri che meritano maggiore rispetto. Spalletti ha un carattere particolare ma è uno che se hai un problema di qualsiasi genere ci puoi parlare». Resterà a Roma anche lui? «Le scommesse non le faccio mai ma ha un contratto, un progetto, una parola data e tante cose da fare che quest'anno non gli sono riuscite». E lei ci crede nel progetto? «Quello della Roma è chiaro e ci credo ancora a partire dalle ultime otto partite».

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