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Salary cap e tassa lusso: l'Uefa affronta la crisi

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Ilcalcio europeo si attrezza per affrontare la crisi economica e porre rimedio a quello squilibrio economico che tanto preoccupa Michel Platini. Alla vigilia del rinnovo del suo Esecutivo (nove membri da eleggere, dodici candidati tra cui il presidente della federcalcio italiana, Abete), la Uefa a Copenaghen parla del difficile momento economico e delle conseguenze sui club. Nel primo caso, quello della tassa, si tratta ancora di un'ipotesi, ventilata dall'autorevole «Financial Times», cui l'Uefa starebbe pensando per distribuire più equamente il denaro nel mondo del calcio. L'idea è che le grandi potenze del calcio europeo, in futuro, potrebbero trovarsi costrette a versare un'imposta sui fuoriclasse che hanno in rosa, sui trasferimenti e sugli stipendi. Il ricavato della tassa, poi, verrebbe distribuito fra i piccoli club. Sempre secondo il quotidiano finanziario, l'Uefa starebbe prendendo in considerazione anche il modello fiscale della Major League statunitense di baseball, che impone alle società un tetto per gli stipendi (il salary cap) dei giocatori e una tassa per chi è disposto a pagare di più. Il denaro viene poi distribuito alle società più piccole. Diversamente dalla «tassa sul lusso», che resta quindi solo un'ipotesi remota, il fair play finanziario nelle competizioni Uefa da è realtà. È stato creato un Panel di Controllo Finanziario per Club, organismo formato da esperti finanziari e legali che assicurerà la corretta applicazione del sistema delle licenze Uefa.

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