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Vetta immutata aspettando la nazionale

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Passail testimone, il campionato, alla lunga parentesi internazionale, al di qua e al di là dell'Oceano, i club costretti al prestito forzato dei loro esponenti più qualitativi alle bandiere nazionali. Lo «spezzatino» proposto dalla Lega per il 5 aprile utile per garantire un ragionevole margine di recupero ai reduci dal Sud America, e sono tanti. L'Italia gioca sabato in Montenegro contro il vecchio amico Vucinic, Lippi ha perso anche Gilardino, dopo Toni, torna Pazzini che ha acquisito pieno titolo per la chiamata. Resta invece ai margini il suo genio ispiratore, per Antonio Cassano il c.t. non vede collocazioni utili, Rossi e Di Natale gli esterni leggeri privilegiati. Non gradiranno soprattutto i tifosi di Bari, dove il 1° aprile arriverà l'Eire del Trap, attenti ai tradizionali scherzi. Tra le novità annunciate, due romanisti: Motta, arrivato quasi per caso dopo la vicenda Panucci, e Brighi, che l'azzurro se lo è guadagnato attraverso una serie di grandi prestazioni, senza avere mai avuto l'opportunità di respirare. Per il suo arrivederci, la vetta non ha modificato la sua fisionomia: alla Juventus che aveva vinto a mani basse sulla controfigura della Roma, l'Inter ha replicato con autorità, subito in ghiaccio il risultato, nella ripresa la perla di una strepitosa invenzione di Ibrahimovic. Ancora poca fortuna per Amantino Mancini, aveva procurato il rigore del raddoppio con un numero in stile Lione, poco dopo si è fatto male. Per la prima volta l'Inter ha un punto in più rispetto alla stessa giornata e del campionato scorso: lo aveva vinto a quota 84, la proiezione suggerisce che potrebbe arrivare a novanta, cancellando ogni motivo di polemica. Non è proprio in cassaforte il terzo posto del Milan, un solo punto a Napoli e neanche tanto meritato. Primo tempo di rara bruttezza, Milan a ruminare calcio sterile e lento, Napoli «minestraro», però scippato di un gol buono di Hamsik, guardalinee sbadato. Ripresa tutta napoletana, più che il cambio di guida decisiva la grazia a Mannini, da lontano migliore in campo, grandi occasioni a senso unico per i padroni di casa, Milan molto deludente, ora il Genoa è a quattro punti. Alle disgrazie che la stanno massacrando, la Roma deve aggiungere anche quelle indirette, anche se in fondo i cinque punti di ritardo dalla zona Champions sono gli stessi dell'andata. Può imprecare alla sfortuna che ha assistito la Fiorentina: era il Siena che aveva dominato, sciupando anche buone occasioni, prima che un fortunoso rimpallo consentisse il ritorno al gol di Mutu. A ben altro fattore è costretta invece a guardare per lo scandalo di Marassi, dove Ayroldi si è rivelato molto più determinante del principino Milito. segue a pagina 25

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