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Stadi, ecco la stagione della svolta

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Dopoil crollo della squadre italiane nelle Coppe Europee, scende in campo il Parlamento: nella giornata di oggi, verrà esaminato davanti alla Settima Commissione permanente Istruzione Pubblica e Beni Culturali. Il disegno di legge presentato lo scorso 6 novembre dal senatore Alessio Butti per favorire la costruzione e la ristrutturazione degli impianti sportivi italiani. «E' un'iniziativa bipartisan - afferma il senatore del Pdl - l'idea è nata da una comune intuizione del collega Giovanni Lolli. Da alcuni mesi stiamo portando avanti insieme questo progetto avvalendoci dell'esperienza legale dell'avvocato Enzo Morelli, già impegnato con Lolli nella passata legislatura». Quali sono i cardini del disegno di legge? «Il ddl prevede un piano triennale di investimenti da finanziare in base ai Comuni che ne faranno rischiesta e in base alla situazione economica del Paese al momento dell'approvazione della Legge. Oggi per costruire un nuovo impianto occorrono mediamente otto anni: l'intento è quello di snellire il processo burocratico arrivando a completare l'intera opera entro tre anni». Qual è il motivo che vi ha spinto a presentare un progetto del genere? «Il nostro disegno di legge parte dalla necessità di unire e coniugare le esigenze delle società sportive con quelle degli Enti locali. In ogni città sta emergendo questo problema: gli stadi sono in pessime condizioni, non garantiscono confort, riducendo gli introiti economici dei club. Gli Enti locali hanno pochi euro nelle casse: il progetto ha l'intento di coniugare l'investimento dei privati con le esigenze dei Comuni. Abbiamo già ricevuto il placet dell'Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani - ora speriamo di poter procedere rapidamente a livello legislativo». Che portata potrebbe avere per il volano economico questo disegno di legge? «Tale progetto potrebbe restituire una spinta importante all'economia del Paese: stiamo parlando di un investimento che potrebbe arrivare a 6 miliardi di euro, con un'offerta di 85 mila posti di lavoro. Il piano triennale ha a disposizione un fondo costituito dal Governo nelle competenze del Credito Sportivo». Vista l'opportunità che si presenta, potrebbe essere rivisto il piano di stabilità dei Comuni? «Non entro nel merito, anche se potrebbe anche essere concessa una deroga. Del resto i Comuni interessati a dare in concessione un'area per la costruzione dei nuovi impianti hanno la possibilità di guidare l'accordo di programma». Che ruolo reciterà il Coni in questo progetto? «Il Comitato Olimpico avrà un ruolo determinante, di primaria importanza. Il Coni, essendo il riferimento di tutte le federazioni sportive nazionali, sarà la regia di tale progetto: il Comitato presieduto da Giovanni Petrucci si rivolge a tutto il panorama sportivo, non solo allo sport inteso come show-businness». Lei ha parlato di una somma di investimento vicina ai 6 miliardi di euro: i soldi da dove arriveranno? «Il progetto interesserà gli investitori privati, ma un contributo importante potrebbe arrivare anche attraverso il fondo della Fondazione che gestisce il 4% dei proventi dei diritti sportivi. Attingere dalle scommesse sportive potrebbe essere un'altra soluzione, una risorsa importante da tenere in considerazione». Qual è l'obiettivo primario? Al di là dei benefici per la società sportive, questo progetto punta a riavvicinare le famiglie allo stadio. L'aspetto che ci aiuta è l'interesse degli Enti locali che punteranno a valorizzare gli impianti, realizzando intorno allo stadio o alla cittadella sportiva eventi di interesse comune. Lo stadio non sarà soltanto un luogo che coinvolgerà la comunità solo per un giorno ogni due settimane, ma dovrà essere "vissuto" quotidianamente. L?idea è quella di riproporre anche in Italia ciò che è stato fatto nel Nord Europa in cui viene "creato" l'evento intorno al quale viene organizzata un'intera manifestazione. Il progetto tuttavia riguarda le grandi piazze, ma anche e soprattutto le città di provincia e i Comuni più piccoli che intendano sviluppare l'impiantistica sportiva». Quali sono i tempi previsti per l'approvazione? «Sarà importante trovare l'accordo tra i vari gruppi parlamentari per saltare l'Aula e accorciare i tempi: entro la fine della Primavera il progetto dovrebbe passare alla Camera, entro la fine del 2009 la legge potrebbe essere promulgata».

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