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Lazio, i soliti difetti

Delio Rossi (Foto Gmt)

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{{IMG_SX}} L'ennesima prova di immaturità, l'ennesima delusione: la Lazio perde il treno che porta in Europa sciupando l'ennesima occasione. È ormai un difetto cronico che si ripropone ogni qual volta la formazione biancoceleste è chiamata a fare il salto di qualità. Domenica scorsa, contro il Chievo, è arrivata la quinta sconfitta casalinga: un percorso di marcia negativo, accentuato ancor più dai numeri di una difesa che - prima dell'ennesimo crollo - aveva dato l'illusione di aver trovato il giusto equilibrio. La mancanza di personalità è il primo difetto di un gruppo che ha sempre avuto il timore di fare il grande salto: era già successo con il Lecce (fu un pareggio casalingo inaspettato), è capitato nuovamente nell'ordine con Bologna, Napoli, Genoa, Cagliari e Torino. La Lazio è immatura, sia come organico che come società. Lo stesso presidente Lotito ha evidenziato tale difetto al termine della partita contro il Chievo, ma a parziale giustificazione del crollo è necessario evidenziare anche le scelte societarie che, per esigenze di marketing, hanno fatto vivere alla squadra una vigilia del tutto particolare. Allenamento di rifinitura tra frizzi e lazzi all'Olimpico, con diecimila tifosi sugli spalti e musica incessante dagli altoparlanti: non certo il modo migliore per preparare una partita. Il resto lo ha fatto la squadra, forse appagata dai risultati conquistati nell'ultimo periodo. Le sconfitte contro Napoli, Inter e Milan potevano anche essere messe in conto in un processo di crescita. Quelle contro Cagliari e Chievo no. Il terzo problema della Lazio è la mancanza di programmazione: i contratti in scadenza ancora da rinnovare, i dubbi sul riscatto di Zarate e sulla guida tecnica della prossima stagione. Il momento dei proclami è finito. La Lazio ha già vissuto 5 stagioni nell'anonimato: una salvezza stentata, una qualificazione in Coppa Uefa cancellata dalle sentenze di Calciopoli, una Champions conquistata grazie alle pesanti penalizzazioni di Milan e Fiorentina, e con l'assenza della Juve. Poi il disastroso campionato della passata stagione. La Lazio è una società di 109 anni di storia, e di gloria: non merita un altro campionato incolore.

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