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Ukhov salta dall'alcol al trionfo

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Maiaccaduto su un campo di atletica. Un ubriaco in pedana, nel tempio austero e bigotto di Losanna, sede del CIO. Protagonista, nello scorso settembre, Ivan Ukhov, ucraino, tra i migliori saltatori in alto internazionali con un primato personale, all'epoca, di 2.39. Ukhov fu gettato fuori dalla pedana, barcollante, dopo un paio di maldestri tentativi, con una squalifica di tre mesi. Superata la crisi, cambiato allenatore, la settimana scorsa il ventitreenne di Chelyabinsk ha raggiunto sulla pedana di Atene il vertice stagionale mondiale, elevandosi a 2.40. Ieri pomeriggio, impegnato a Torino nelle qualificazioni, Ukhov ha fatto il primo passo in direzione del podio continentale e, probabilmente, verso la conquista del titolo, dando appuntamento alla finale di oggi pomeriggio, alle 15. Se vi riuscirà, sarà inevitabile accostare il suo nome a Vladimir Jascenko, il connazionale di Zaporizhzhia che il 12 marzo 1978, diciannovenne, stupì il mondo atletico conquistando al palasport di Milano titolo europeo e primato mondiale della specialità saltando 2.35 al secondo tentativo con impressionante facilità. Tre mesi dopo, l'ucraino fece suo con 2.34 il primato mondiale all'aperto, confermando poi la sua classe in agosto, sulla pedana di Praga resa gelida da un freddo siberiano, conquistando un altro titolo continentale. Avviato alla celebrità internazionale, toccato da una sofferta serie di infortuni, psicologicamente fragile, l'atleta divenne subito dopo, gradualmente, preda dell'alcol. Morì, quarantenne, distrutto da cirrosi epatica.

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