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Le idee dei team ridanno logica alla Formula Uno

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Tuttoil pacchetto va nella direzione giusta: migliorare lo spettacolo riducendo i costi. Non credo proprio, dunque, che ci sia il benché minimo rischio di bocciatura, sia pur parziale, da parte del Consiglio Mondiale della Fia che dovrà ratificarlo. La novità più interessante riguarda naturalmente la modifica del punteggio, che riporta al livello del 1990 il vantaggio che il vincitore di un Gran Premio ottiene nei confronti dei colleghi che finiscono sul podio: 3 punti rispetto al secondo classificato e 5 rispetto al terzo. Dopo essere stato portato addirittura a 4 e 6 punti fra il 1991 e il 2002, questo gap era stato scandalosamente ridotto a 2 e 4 dalla FIA a partire dal 2003, vale a dire nel pieno dell'era del predominio del binomio Schumacher-Ferrari, con il chiaro intento di contenere quanto più possibile la sua schiacciante supremazia sugli avversari e di favorire la Mercedes, sponsor della stessa Fia. Sarebbe un eccesso di malizia attribuire l'attuale ripensamento da parte del costruttore tedesco alla convinzione che a vestire i panni di Schumi sia oggi Lewis Hamilton, anche perché va subito detto che se nel 2008 i punti fossero stati assegnati con il nuovo sistema a vincere il titolo mondiale sarebbe stato Felipe Massa (quota 113 come l'inglese ma con una vittoria in più rispetto a lui: 6 a 5). A convincermi più di ogni altra cosa che in F1 tiri davvero un'aria nuova è, semmai, l'intenzione di comunicare al grande pubblico informazioni su gomme, benzina a bordo e prestazioni delle vetture. Si tratta di dati sensibili, che fino a ieri gli ingegneri dei team difendevano con le unghie e con i denti e che invece adesso saranno di dominio pubblico. Ecco: se qualcuno esce sconfitto da questa rivoluzione sono proprio loro, gli ingegneri, quelli che per troppi anni hanno condizionato le rispettive scuderie, imponendo l'escalation dei costi e della paranoia da sicurezza, e gettando il «circus» nell'angolo in cui la grande crisi dell'economia mondiale l'ha oggi costretto. Un angolo da cui la F1 deve disperatamente uscire se vuole sopravvivere a se stessa. Per la verità, comunque, a non venir fuori del tutto indenne dalla vicenda c'è anche la Ferrari. Sebbene il merito dell'accordo vada ascritto in buona parte all'impegno e alla credibilità personale di Luca di Montezemolo, è un fatto che patti di questa portata in passato venivano firmati a Maranello, mentre stavolta la partita si è giocata sul più classico dei campi neutri: Ginevra. Come direbbe Lotito: sic transit gloria mundi...

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