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La Lazio ha il mal di gol

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La disperazione di Zarate

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I numeri certificano il crollo: 21 gol segnati nelle prime undici gare, 11 nelle successive dodici. In pratica si è passati da una media di quasi due gol a partita, a quella inferiore a uno a gara post derby contro la Roma. Già, quella sfida maledetta che ha segnato lo spartiacque dalla Lazio brillante della prima fase, a quella spenta e arrendevole da metà novembre in poi. Forse solo domenica scorsa a Firenze si è rivista la vecchia Lazio, quella che aveva fatto innamorare tutti gli appassionati biancocelesti. I tre attaccanti resistono nella classifica dei cannonieri: 8 gol di Zarate (per lui doppia squalifica, in campionato e in coppa Italia per la semifinale d'andata), otto di Pandev e sei di Rocchi valgono venti complessivi che rimangono un bottino confortante. Se non fosse che i gol di Zarate ormai sono persi nella notte dei tempi, quelli di Pandev risalgono al magico pomeriggio di Reggio mentre gli ultimi due di Rocchi sono i soli segni di vita di un attacco nelle ultime quattro gare, tutte perse. Due miseri gol rispetto agli undici incassati: il periodo nero si riassume tutto in questi dati sconfortanti per Rossi. Anche se Lotito ieri se la prendeva soprattutto con la sfortuna: «A Firenze è stata una beffa e mi fa piacere che lo abbiano detto anche altri. La Lazio è in crisi di risultati, è un periodo in cui va tutto storto: ci sono situazioni che non dipendono dalla qualità della squadra. Il vero problema è che non riusciamo più a segnare». Nonostante la quarta sconfitta, al tecnico Delio Rossi viene confermata la fiducia: «Non c'è nessuna idea di sostituirlo», ha concluso Lotito. Analisi comprensibile perché a Firenze la squadra meritava di più ma non si può trascurare un tristissimo undicesimo posto che ha il terribile sapore di un'altra stagione anonima. A meno che nelle prossime cinque partite con Torino, Bologna e Chievo in casa e con Lecce e Napoli in trasferta la Lazio non riprenda a marciare a ritmi europei perché ora la classifica è diventata inguardabile.

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