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Un mercoledì da leoni

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Ma paradossalmente, proprio nel momento clou della stagione, l'attenzione dei giallorossi è ancora monopolizzata dal caso-Panucci. Ieri il ds giallorosso Daniele Pradè ha spiegato chiaramente la posizione della società leggendo un comunicato ufficiale: «L'A.S. Roma intende ribadire con fermezza la propria posizione in merito al comportamento tenuto da Panucci in occasione della gara di campionato a Napoli, ritenuto non consono ai propri valori, ai propri principi di correttezza, di lealtà sportiva e di unità per il raggiungimento degli obiettivi sportivi. Nonchè non rispettoso nei confronti dei propri compagni di squadra, dell'allenatore, della società e soprattutto dei tifosi. La Roma censura, non ammette e non tollera tale tipo di comportamenti». Detta così la cosa non lascia spazio a margini di trattativa e infatti il giocatore non è stato convocato per la sfida di questa sera. Spalletti mette i puntini sulle «i» soprattutto dopo che il giocatore si è chiamato fuori. «Devo prendere atto - spiega il tecnico - della volontà del calciatore di non essere a disposizione e di conseguenza d'accordo con la società non verrà convocato. Mi trovo nel ruolo dell'allenatore che certe scelte le deve prendere, pur essendo sempre a disposizione per il dialogo. Io cerco sempre di scegliere il miglior undici». Ma tiene a precisare il passaggio dove Panucci lo accusa di soffrire la sua personalità. «Per me personalità è un'altra cosa, è accettare le scelte e lavorare per far ricredere l'allenatore per l'esclusione. Per quanto riguarda il rispetto, Christian riconosce il rispetto solo dandogli la maglia da titolare. Lui il rispetto lo ha tolto a me e alla squadra in un momento così importante, rifiutando la panchina dove erano seduti Totti, Aquilani e Perrotta. Quella è mancanza di rispetto». La storia tra la Roma e Panucci finisce qui. Sulla partita poche cose, ma certe. «Gara difficilissima». Così come sul caos arbitri. «Mi sembra ci sia già troppa carne al fuoco. Posso rafforzare quello che ha detto Collina: nella confusione non cresce mai il talento. Meno confusione si crea più è facile per questi giovani crescere, perchè la classe arbitrale italiana è sicuramente tra le più professionali. Occorre, però, lasciarli lavorare con tranquillità». Già, magari intanto aspettando una «tranquilla» maturazione, si potrebbe ricorrere a qualche «artefizio» elettronico... O no!?

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