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Kakà verso l'addio. È rivolta del tifo

Kakà

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E questo, solo l'ultima in ordine cronologico di una serie vorticosa di notizie accavallatesi per tutta la giornata, fa capire quanto la bomba di mercato relativa al campione brasiliano sia già esplosa comopletamente. E abbia fatto esplodere anche dichiarazioni pesanti, come quelle del presidente della Ferrari, Luca Montezemolo, secondo il quale «in tutti gli sport, dalla Formula 1 al calcio, bisogna avere un certo limite e sapere il valore del denaro con tutto rispetto per i giocatori e per le squadre».  Una follia insomma quei 120 milioni offerti dallo sceicco Masour Bin Zayed, lo pensa anche sir Alex Ferguson, forse già spaventato in ottica derby. Il presidente della Juve, Giovanni Cobolli Gigli, si limita a dire che «la Juve non lascerebbe andar via Del Piero, neanche per 120 milioni. Perché è la stella e la nostra colonna portante». Come dire: la nostra bandiera non è in vendita. Kakà invece sembra di sì, lunedì il padre-procuratore Bosco Leite sarà in via Turati per parlare col Milan. Sarà l'addio ufficiale? Tutto lo indica. Anche i tifosi lo temono: il petardo esploso all'uscita di Adriano Galliani dalla sede milanista, e la probabile protesta di stasera durante l'incontro con la Fiorentina lo spiegano chiaramente. L'abbraccio tra il giocatore e Ancelotti, a Milanello, va invece interpretato. D'intesa, o di saluto? Ancelotti non lo dice, Galliani non parla, la società si chiude a riccio. In attesa dell'incontro chiave di lunedì, e di capire se tra il giocatore e il Manchester City l'accordo, anche se non ancora scritto, sia già stato raggiunto oppure no. O forse, soprattutto, di pensare bene come gestire l'enormità dell'operazione dal punto di vista mediatico. Rifare la squadra alletta, ma Kakà è sempre Kakà.

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