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Domenica big match: Roma-Milan Sfida in nome della nuova "alleanza"

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E, aggiungiamo, atteggiamenti non proprio irreprensibili, non certo da attribuire al fronte romanista presidiato da Franco Sensi e Franco Baldini.  Erano i tempi della corsa alla presidenza di Lega, quando tra i presidenti della Serie A il ruolo di voltagabbana era all'ordine del giorno, e spesso interveniva quello meno nobile di Giuda Iscariota. Ed è una fortuna, lo dicevo in tempi non sospetti, che infine la massima poltrona del calcio professionistico non sia stata assegnata a Sensi, contro il quale si sarebbe scatentata una caccia all'uomo autentica, meglio i banchi dell'opposizione che Trigoria ha rappresentato con dignità, almeno fino a quando problemi economici non l'hanno costretta ad accettare compromessi inevitabili, ricucendo gli strappi con il potere, allora saldamente in mano a Juventus, sappiamo come, e Milan, perfino l'Inter era allora l'altra fetta del salame nel panino del Palazzo. Nella storia, però, non sempre i rapporti tra Roma e Milan erano stati particolarmente tesi, forse perché allora la dimensione dei giallorossi non era di quelle che potessero turbare la corazzata rossonera. Ricordo un quasi ridicolo confronto tra una Roma sull'orlo del baratro, nel quale sarebbe puntualmente caduta, gratificata dal Milan già campione, alla penultima giornata, con una profusione di regali, gol di Tre Re e autorete di Tognon. Non sapevano più che fare, i giganti del GreNo-Li, per far segnare attaccanti scarsi assai, vittoria che comunque non evitò l'unica caduta in B della storia. Ricchissima, la cronaca, di episodi controversi: e risolti a senso unico, come voleva la legge del più forte o, se preferite, del più ammanicato. La Roma ha dovuto piangere la morte di un giovane tifoso, per non parlare delle distrazioni di arbitri o, magari, in presenza di quel Collina che si era sempre sottratto alle imposizioni di regime, di guardalinee che è già benevolo definire distratti. Tornata la tregua, la buona volontà di Rosella Sensi ha contribuito a far nascere una bella amicizia, forse la presenza in panchina di un romanista Doc come Carlo Ancelotti ha dato una mano. Adesso si va a braccetto con Galliani, che non era guida ideale per la Lega, ma come dirigente svolge un lavoro apprezzabile e onesto. Domenica sera, almeno in tribuna d'onore la serenità e le buone maniere sono garantite.  

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