Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Petrelli

Esplora:
default_image

Il rifugio di Lampedusa

  • a
  • a
  • a

«Ma no, nello spogliatoio non comandavo io, c'era Chinaglia - sottolinea - Io ho solo trasmesso ai miei compagni la passione per le pistole. Dopo un po', avevamo tutti il porto d'armi». Oggi le armi di Petrelli sono la canna da pesca e il fucile subacqueo. Ha scoperto il mare quindici anni fa, in vacanza con la figlia. «Eravamo in camper in Sicilia - racconta - A Porto Empedocle abbiamo visto un traghetto bianco, nuovissimo. Chissà dove andrà? Saliamo. Così, per gioco, ho scoperto Lampedusa e il piacere di stare in mare». Sergio aveva soldi da investire, guadagnati giocando a calcio e moltiplicati finanziando una fungaia nella sua Ascoli. Prataioli e champignon da distribuire sul mercato locale, ma anche di Pescara e L'Aquila. La separazione dalla prima moglie ha segnato la fine di quell'esperienza. Ecco Lampedusa, un paradiso. Petrelli compra casa. Diventerà il rifugio del giovane pensionato. «Ci vado ogni estate partendo da Pescara, dove vivo con la mia seconda moglie. Ho una barca di 10 metri, vela e motore. Partiamo con quella, a volte proseguiamo verso la Tunisia, la Grecia, la Turchia». Per quattro anni ha allenato il Lampedusa, nella lega dilettanti. Ma il calcio è un ricordo lontano. E indelebile. «Lo scudetto del '74? L'emozione più grande della mia vita».

Dai blog