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Dondi cambia faccia al rugby italiano

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Il comunicato ufficiale della Federazione parla del tentativo di accedere al campionato celtico con quattro squadre ma, realisticamente, sembra un contentino dato in pasto ai club che più hanno ostacolato la svolta. La verità è che, per ora, il rugby italico può produrre, in termini di giocatori disponibili e risorse, non più di due compagini per un livello come quello della Celtic. Alla Federazione, che guiderà l'impostazione tecnica, spetterà la scelta dei giocatori e la loro contrattualizzazione, mentre alla gestione potrebbero partecipare capitali privati, magari scelti attraverso un meccanismo simile ad una gara d'appalto. Il cambiamento è davvero epocale e si pone all'avanguardia dell'intero panorama sportivo italiano. In nessuna disciplina la Federazione ha, dalle nostre parti, una leadership così forte da imporre un ridimensionamento di questa portata agli interessi particolari dei club. Il merito va certamente al presidente Dondi e ai suoi consiglieri più illuminati. Le sue dichiarazioni al termine del Consiglio sono state stringate: «Oggi il C.F. ha preso una decisione epocale che imprime una svolta al movimento per adeguarlo alle Federazioni dell'alto livello. Ringrazio i club di Super10 per i sacrifici e gli sforzi profusi fino ad oggi, ma con l'apertura al professionismo abbiamo dovuto effettuare scelte in proiezione futura». Per il Super10 è un De Profundis, per il rugby italiano di vertice è l'inizio di una nuova primavera.

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