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La crisi economica «spegne» i motori

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Il primo ad accorgersi che era giunto il momento di stringere la cinghia è stato proprio il circo delle monoposto, un impero valutato un miliardo di dollari. A fine ottobre gli esecutivi di Fia (Federazione internazionale dell'automobile) e Fota (Formula One Teams Association) hanno suonato l'allarme: i costi sono ormai «insostenibili». Così, dopo mesi di battaglie sui rimedi suggeriti per tagliare, in particolare intorno al motore unico aborrito dai grandi team, si è giunti ad un compromesso: pochi test, meno motori a disposizione e, di conseguenza, riduzione del personale addetto ai team corse. Nel frattempo un gigante delle quattro (e delle due ruote) come Honda aveva già gettato la spugna. Dopo 44 anni, il 2008 è stata la sua ultima stagione in Formula 1, un addio che dovrebbe far risparmiare circa 50 miliardi di yen (420 milioni di euro), pari alla spesa annua per tenere in piedi la squadra. Che potrebbe rivivere se fosse vera la notizia di un interesse da parte del consorzio francese Peugeot-Citroen. Ma i tagli sono arrivati anche per le due ruote con l'ala dorata: Honda ha infatti annunciato l'uscita dal campionato Superbike USA e starebbe meditando di fare lo stesso in MotoGp, secondo quanto riferiscono fonti interne, citate dalla stampa sportiva spagnola. La decisione finale dovrebbe arrivare venerdì, quando il presidente Takeo Fukui terrà la conferenza stampa di fine anno. Intanto, in nome del risparmio, la classe regina è passata alla monogomma uguale per tutti. E non è detto che in Formula 1 Honda sia l'unica a dover sostenere scelte così dolorose. Altri marchi si trovano in situazioni simili, ad esempio Toyota, che ha visto una netta flessione delle vendite negli ultimi mesi dell'anno. Non va meglio nel mondo dei rally, che può oltretutto contare su sponsor meno munifici. È di ieri l'annuncio del ritiro dal mondiale della Fuji Heavy Industries, produttrice del marchio Subaru, sempre a causa della crisi internazionale dell'auto. «Ottimizzazione delle risorse» la spiegazione ufficiale, ovvero impossibilità di investire nelle gare mentre il «core business» dell'azienda va a rotoli. Lascia il fango e le strade sterrate un marchio importante, vincitore di tre titoli costruttori ed altrettanti piloti in 19 anni.

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