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Ibra, ecco il nuovo modello del fuoriclasse

Ibrahimovic

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Tra gli addetti ai lavori, ma naturalmente anche tra ai tifosi guidati dalle sensazioni o dai colori del campanile, ognuno potrebbe proporre una sua classifica, problematico che i giudizi siano unanimi, anche in base all'anagrafe dei giurati. Chiaro che in pochi possano avere vissuto riferimenti diretti e, nello stesso tempo, affidarsi a una solida esperienza per valutazioni correlate all'evoluzione del calcio, differenze profonde sul piano della velocità e delle disponibilità atletiche. Nella mia personale graduatoria ritengo fuori concorso Pelè: due piedi vellutati, scatto ed elevazione incredibili, repertorio di finte geniali. Con la capacità, illustrata da un test inglese al quale ho assistito durante il Mondiale del '66, di saper scegliere il compagno in migliore posizione per ricevere il pallone servito di prima intenzione. La premessa era che un buon giocatore avesse un paio di alternative, un fuoriclasse fino a tre, i giornalisti erano invitati, su una larga immagine fissa, quale fosse la soluzione ideale tra sette-otto opzioni: trovato il destinatario ideale, a lui puntualmente perveniva il passaggio di Pelè. Naturalmente un napoletano metterà in cima alla lista Diego Maradona, i colpi fuori norma a compensare gli innegabili limiti nella gestione del piede destro e nel colpo di testa, nessuno può negare che le sue invenzioni fossero una gioia per gli occhi, qualche punto ha sottratto alla mia stima quella «mano de Dios» ignobilmente celebrata. Sempre con un robusto salto indietro nella storia, per me è stata una fortuna poter ammirare la classe cristallina e la duttilità di Alfredo Di Stefano, avrebbe potuto raggiungerlo il nostro Valentino Mazzola, trascurato dalle classifiche «all time» se non lo avesse consegnato al cielo degli eroi la tragedia di Superga. Per tornare ai giorni nostri, difficile non rendere omaggio alle qualità stilistiche di Cristiano Ronaldo, Pallone d'Oro finalmente non usurpato nonostante innegabili limiti caratteriali, e di Leo Messi, altro unipede capace di esaltarsi e di esaltare. Poi naturalmente, gli idoli locali penalizzati dalla scarsa visibilità a livello di palcoscenici popolari, sul piano della classe ben altre attenzioni avrebbe meritato Francesco Totti. Ma il vento nuovo, che un calcio fisico fino all'esasperazione ha prodotto, rende inevitabile trovare un posto importante sul podio della storia di ogni tempo a quello Zlatan Ibrahimovic che non finisce di stupire, difficile immaginare che una così devastante potenza potesse felicemente accoppiarsi con gesti leggiadri, che quelle lunghe leve, generalmente indice di atteggiamenti sgraziati, potessero regalare numeri stilistici di alta scuola come quelli che il leader dell'Inter sta regalando alla sua squadra, ma anche all'intero panorama calcistico italiano. Uno stampellone, insomma, un'immagine che non trova riscontri nella galleria dei più grandi interpreti del gioco più popolare del mondo, almeno tra i giocatori di movimento, non può fare testo il gigante buono Jascin. Presto per dire se si sia verificato un passaggio di consegne fra i trottolini geniali e gli assi di alto fusto capaci di risolvere, da soli, i problemi più complessi.

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