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Djokovic, sconfitta che non fa male

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TennisDeludente la formula del Masters che manda in campo atleti già qualificati

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C'era naturalmente in palio il gettone di una vittoria individuale ma si trattava di pochi soldi per giocatori che hanno ormai risolto il problema della vita. Tutto ha funzionato bene nel primo set che Djokovic si è aggiudicato con grande facilità: 6-1 in soli 25 minuti con un Djokovic ben ispirato e uno Tsonga che non riusciva a entrare in partita. Vi è entrato però all'inizio del secondo set cominciando a tenere con autorità il servizio e salvando bene le due palle break che ha dovuto fronteggiare. Anzi sul 6 a 5 in proprio favore a Tsonga riuscivano un paio di colpi che gli garantivano il set. Finalmente la partita era diventata competitiva malgrado l'assenza di motivazioni particolari, ma appena cominciata era già finita perché si capiva subito che Djokovic non aveva nessuna voglia di provare a vincere. Prendeva rischi assurdi, tentava colpi impossibili, condiva il tutto con qualche doppio fallo, in breve cedeva il terzo set con lo stesso punteggio (6-1) con cui aveva vinto il primo. Sicuramente non è stata una bella prova di professionalità da parte di un giocatore ma bisognerebbe che la formula non mettesse un giocatore nella situazione di poter subire una sconfitta senza gravi conseguenze. Fortunatamente il secondo singolare della giornata si è svolto nella più assoluta regolarità. Infatti il match tra Davydenko e Del Potro aveva tutte le caratteristiche di un quarto di finale di un torneo ad eliminazione diretta. C'era in palio un posto in semifinale senza bisogno di fare calcoli complicati. Lo ha conquistato piuttosto facilmente Davydenko, che si è confermato giocatore di grande rendimento. Del Potro, una delle rivelazioni più interessanti dell'ultima stagione, avrà tempo per rifarsi il prossimo anno oppure prima se riuscirà a vincere per l'Argentina la prima Coppa Davis della sua storia.

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