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Staffetta in testa Rivera-Mazzola come in Messico

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Nel mucchio gigante dell'alta classifica, che continua a restringere gli spazi e a lasciare fin troppi cuori aperti a sogni di gloria, nessuno ha pemsato più di tanto agli effetti del posticipo. Tra chi era dedito a difendere posizioni di prestigio per molti perfino inattese, la sola a essersi concessa un primo tempo sabbatico è stata la Lazio, qualche difficoltà a staccare la mente dal derby che incombe, prima di travolgere un Siena che era andato, per metà gara, bene al di là del suo ruolo di comprimario. Non tutte potevano vincere, alla legge della domenica ha dovuto forzatamente sottrarsi l'Udinese, il gol di Cruz in pieno recupero, specialità della casa nerazzurra, ne ha fermato la corsa senza però rinnegarne il ruolo prestigioso fin qui interpretato, anche se nella ripresa ha pesato l'effetto Coppa Uefa, che continuo a considerare nefasto. Ma nel pomeriggio festivo ritengo debbano essere privilegiati soprattutto i personaggi. E il mio forse impopolare podio riserva il primo gradino allo «Special One», Josè Mourinho: l'interesse di questo anomalo campionato, lievita anche grazie a protagonisti di questo livello. Riscattata, già nel primo scorcio di stagione, l'avvilente piattezza che per anni aveva penalizzato la fase dei commenti a caldo, tutti votati soltanto a non urtare suscettiblità e a compiacere il più possibile gli interlocutori. Morinho dice quello che pensa, a qualcuno potrà perfino risultare antipatico, però viva la faccia della sincerità senza calcoli. segue a pagina 26

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