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Dario Nicolini MILANO Da tre anni e ...

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A differenza dei nerazzurri, che qualche sprazzo e mezz'ora finale a parte non sono certo parsi quella grande squadra che appena una settimana fa sembrava dover dominare in lungo e in largo Italia ed Europa. E se la prima occasione gol per l'Inter arriva solo alla mezz'ora, col solito Ibrahimovic che di fatto se la crea da solo, salvo poi calciarla alta sulla traversa, qualcosa vorrà ben dire, qualità del Genoa a parte. Quaresma è sempre evanescente, poco pratico, come il tiro che poco dopo spreca tirando alto da buona posizione. I veri pericoli, le vere chanche per passare sono tutte dei rossoblù nel primo tempo. Milito è una minaccia costante. I centrali nerazzurri lo limitano, ma non lo fermano. Il suo tiro respinto a terra da Julio Cesar diventa la miglior palla gol possibile per Mesto, che arriva in corsa ma manda a lato di pochissimo, dal limite dell'area piccola. Più vicino ancora al gol Mesto ci arriva, un minuto dopo, allontanandosi dalla porta di quasi venti metri. Il suo tiro da fuori finisce sulla traversa, ma neanche i rischi corsi riescono a svegliare un'Inter che sembra l'ombra di quella vista in altre occasioni. Per la reazione ci vuole il secondo tempo. Un po' per le parole che Mourinho avrà detto ai suoi nell'intervallo, molto per l'uscita contemporanea di due nefasti Adriano e Quaresma per Obinna e il tanto invocato Balotelli. Pronti via, Obinna al tiro dopo pochi secondi. L'Inter è un'altra: più aggressiva, più determinata. Ibra spreca di testa un bel corner di super Mario, poi su azione confusa un cross di Maicon deviato finisce sulla traversa, a Rubinho sorpreso e in ritardo. Il ritmo sale, le occasioni fioccano. Milito cerca di tenere alta la squadra con una stoccata da fuori. La sfida giocata tra Julio Cesar e il Principe è pari solo a quella verbale, e fisica, tra Ibra e Thiago Motta. Mourinho è furioso, per la prima volta da quando allena i nerazzurri. Perché nonostante giochino in dieci per l'espulsione di Juric i liguri controllano troppo facilmente i tre attaccanti subentrati nella ripresa. Soprattutto Obinna e Balotelli: un po' egoisti, troppo anarchici. Con loro però l'agonismo sale alle stelle, e la partita diventa un assedio. I dodici tiri totali, quasi tutti nella ripresa, ne sono la prova provata, quello di Chivu al volo su ribattuta da calcio d'angolo l'esempio più pericoloso. Finisce fuori, come quasi tutti gli altri. Il forcing finale è sterile: Ibra è stanco, Cruz gioca troppo lontano dalla porta per rendersi utile com'è sempre stato. Ne esce un pari senza reti, soprattutto grazie a Julio Cesar, il migliore in campo, che salva sul fischio parando una punizione di Motta. L'Inter frena e viene raggiunta in testa, Moratti si scoccia, il pubblico sbuffa. Per Mourinho continuano le lezioni di italianizzazione.

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