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Giancarlo Baccini Solo un ...

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Hamilton non è il primo pilota di F1 a convincersi di avere protettori di rango così elevato. Il più celebre fu Ayrton Senna, che negli ultimi anni della sua breve vita sosteneva addirittura di intrattenere con l'Altissimo regolari ed intensi rapporti verbali. Hamilton non ha fatto mai mistero di percepire se stesso come l'unico vero erede di Senna (s'è persino dipinto il casco di giallo come lui...), e forse era inevitabile che, prima o poi, ritenesse di averne ereditate, oltre al talento, anche le amicizie altolocate. La Ferrari, la quale in materia non può vantare niente di meglio che una visita di Papa Wojtyla a Maranello, nel 1988, deve dunque rassegnarsi a intascare soltanto il titolo mondiale Costruttori, il sedicesimo della serie, l'ottavo dell'era-Montezemolo. A Interlagos, nel giorno dei morti, le basterà fare 7 punti per esserne aritmeticamente certa. Il Mondiale Costruttori ha un valore molto dibattuto, enorme per chi lo vince e quasi nullo per chi lo perde. La volpe Briatore arrivò a definirlo «la Coppa del Nonno» prima di farlo tornare uva quando Schumacher e Alonso gliene regalarono un paio. Da fuori è difficile giudicare come stanno veramente le cose. La F1, in realtà, è sinonimo di Mondiale Piloti. Però è un fatto che l'appetibilità del titolo Costruttori (fra l'altro istituito solo nel 1961, con 11 anni di ritardo rispetto al campionato-madre) è ingigantita da quando, scomparso il Mondiale Marche, le grandi Case automobilistiche hanno spostato i loro investimenti corsaioli sulle monoposto. Diciamo perciò che si tratta di un trofeo che non soltanto può essere legittimamente «speso» in termini di comunicazione per sottolineare l'eccellenza tecnologica del proprio prodotto ma che è anche giustamente vissuto dagli addetti ai lavori come un traguardo che esalta il ruolo del team e di chi ne fa parte. Aldilà delle molte considerazioni che prima o poi sarà necessario fare sul conto della stagione ferrarista, dunque, il più che probabile successo della Scuderia nella gara a squadre testimonia l'eccellenza assoluta della F2008 e non può non essere letto come una conferma delle gravi colpe di Raikkonen e Massa nella genesi dell'ormai più che probabile sconfitta nella gara individuale. Con tutto il rispetto per quanto Hamilton ha saputo fare nel corso della sua celeste missione, s'intende...

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