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Nella ricorrente vocazione ...

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Alla fine della stagione scorsa Delio Rossi, che pure aveva firmato una promozione alla Champions League e una serie di vittorie entusiamanti, era messo in croce da un tifo che avrebbe dovuto rivolgergli gratitudine senza confini. Già dato in partenza da Roma, e in arivo a Napoli, il tecnico laziale è rimasto grazie alla concomitante manifestazione di buonsenso, sua e di Claudio Lotito, per ora i risultati sono niente male. Così, nell'altalena delle sensazioni che non contemplano pause di riflessione, adesso è di nuovo al vertice, l'allenatore romagnolo, nel momento stesso in cui le azioni del suo dirimpettaio scendono alla velocità dei titoli dei risparmiatori. Quel novanta per cento buono che aveva sollecitato la società a legarsi a vita con Luciano Spalletti sta calando paurosamente nel momento più delicato della storia recente della Roma, da santino a brocco il passaggio è brusco, però non nuovo a questa città. Diciamo che in casa Roma la fortuna stagionale ha toccato i minimi storici, ma gli stenti dell'avvio non devono far dimenticare i doni ricevuti in tre anni da un allenatore che merita la definizione di intoccabile, nonostante i piccoli mugugni per le tentazioni londinesi. Gli stessi che aveva dovuto incassare Delio Rossi quando si era prospettata una sua avventura napoletana. Ma il laziale non era, in quel momento, particolarmente in sintonia con le strategie di una società, che nell'ultima estate ha invece lavorato benissimo sul mercato. Dunque non si vedono all'orizzonte motivi di cambiamento, con tutti i rischi del caso che soprattutto la Roma conosce bene, su entrambe le sponde del Tevere, solidamente presidiate.

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