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In vetta c'è la Lazio, poi la grande ammucchiata

Lazio

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Vano il ricorso alle batterie pesanti, l'espulsione di Burdisso chiude i conti. Almeno strano che il Milan si lamenti se si fa male Borriello, con Kakà, Ronaldinho e Pato è messo un po' meglio della Roma priva di Totti. Per non dire dell'assenza di Pirlo: ci ha pensato Seedorf, monumentale primattore. Sull'asse Ronaldinho-Kakà le due più spettacolari azioni milaniste del primo tempo: hanno prodotto un miracoloso intervento di Julio Cesar e il vantaggio confezionato con un lancio al limitedel fuorigioco, un grande cross da destra e la splendida elevazione del più prestigioso arrivo stagionale. Si sono ravvivati i ritmi, ma la reazione interista non ha creato particolari allarmi per Abbiati. Le sole palle-gol, l'Inter le ha avute quando era in inferiorità numerica, nella ripresa giocata sul filo dei nervi, bravo Morganti a evitare guai peggiori. Ribalta e riflettori, di diritto, a Delio Rossi e alla sua Lazio: aveva agguantato la vetta della classifica, con la consapevolezza di potersi gustare il derby da comoda spettatrice, aveva indicato ai più scettici come la caduta di San Siro fosse stata determinata da concomitanti episodi negativi. Facile indicarla alla vigilia come l'autentica mina vagante, giusto riconoscerle ora un ruolo ancora più nobile. Sarà anche confortata dalla concentrazione rivolta tutta al campionato, ma intanto fa gioco e spettacolo, i bomber Zarate e Pandev, dieci gol in due, mettono in fila tanti nomi illustri ancora in lista d'attesa.   Piace moltissimo, di questa Lazio, anche la spavalderia, Rossi la chiama incoscienza, che sorregge i suoi giovani, una fiducia in se stessi che fa bene a tutti. L'altro grande protagonista del pomeriggio il fantasista reggino Franco Brienza, ha fatto bene Spalletti a celebrarne il gesto: fair play autentico, non di quelli gratuiti, lasci pure, il ragazzo, che qualche profesore di ipocrisia in cuor suo lo condanni, le persone civili sono al suo fianco. Verso la meno ipotizzabile versione dell'alta classifica, arriva il Milan, irrompono Udinese, Napoli, Catania (per la creature di Zenga il prossimo passo sulla strada della simpatia sarebbe l'addio di Lo Monaco), e Palermo, prezioso passo avanti della Roma. Due gol all'Atalanta (finora una sola rete al passivo), Vucinic dopo l'eterno Panucci, poi qualche comprensibile affanno prima del lieto fine. Spalletti ha dovuto ricorrere perfino a Virga, non aveva previsto l'eventualità, con tutto il rispetto e l'affetto, la celebrata campagna estiva. Tutto sommato una personalità da Roma vera, mascherata l'assenza di De Rossi dal buon ritorno di Mexes, ma anche da una intensa concentrazione collettiva, Brighi sostituto ideale, lui non delude mai. Adesso è sperabile che qualche altra casella garante di affidabilità possa essere riempita per mercoledì, quando il viaggio a Bordeaux sarà fondamentale per l'avventura in Champions. Tempi grami per Arrigoni e Allegri, il primo per ora salvo, l'altro potrebbe essere l'ennesima tacca sulla fusoliera del bombardiere Cellino, che però ha detto : «Per ora non si discute», mica un buon segno per il tecnico.    

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