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La Idem chiude seconda la sua settima olimpiade Il pugile azzurro perde col russo Chakhkiev Ma scattano le polemiche

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Ovviamente il successo dell'ucraina Inna Osypenko-Radomska, allo Shunyi Park nel K1 500 m, sull'azzurra Josefa Idem (sette Olimpiadi, cinque medaglie) è sacrosanto, ma di 4 millesimi, 7 mm, una misura impercettibile che qualche anno fa avrebbe fatto chiudere ex-aequo la gara più attesa dall'Italia (41,99% di ascolto tv). «Non mi sono accorta di niente, pensavo solo a pagaiare. Pazienza, spero di avervi regalato una bella emozione - sibilava Josefa sul pontile - Chi l'avrebbe pensato un anno fa». Partita a palla, la Idem s'incollava all'iridata ungherese Kovacs (terza generazione di campionesse magiare contro le quali l'azzurra si scontra da un quarto di secolo) seguita dalla piccola 25enne Osypenko, di cui aveva annusato la pericolosità in eliminatoria, svelava in tribuna il presidente dell'Aniene (il suo Circolo) Malagò. Poi l'allungo con cui schiantava la Kovacs (quarta) e la tedesca Wagner (terza) neo olimpionica di K4, ma non l'ucraina ed il suo rush d'oro. Il tempo 1'50"673 per la Osypenko e 1'50"677 per l'italo-tedesca, nata in Westfalia nel 1964 e italiana per matrimonio con l'ex-tecnico di pallavolo Guerrini nel 1990. «Idem in latino significa stesso, invece Josefa cambia sempre in meglio» sentenziava il presidente del Coni Gianni Petrucci. Infatti l'azzurra (già argento ad Atene 2004) veniva dall'ottavo posto dei Mondiali 2007. «Ha trovato pure la barca buona - spiegava il d.t. azzurro Perri Modello - dell'americano Van Dussen costruito in Cina da Greg Barton, doppio oro olimpico a Seul 1988». All'aerodinamica dello scafo (m 5,20 per 12 kg) ha lavorato il marito (l'argento Josefa l'ha dedicato alla scomparsa suocera Anna) allo Shunyi Park coi figli. «Mi dispiace per Jonas, voleva sentire l'inno italiano, l'oro l'ho vinto a Sydney 2000 quando non era nato. Fra un mese sarò agli Assoluti a Milano, l'anno prossimo ai Mondiali in Canada. Per Londra 2008 vedremo». Un altro argento «carico» di polemiche è arrivato dalla boxe. «Sono arrabbiato, stavolta non vedete il Clemente allegro delle altre sere». L'azzurro Russo voleva ad ogni costo l'oro dei pesi massimi, forse se lo sentiva già in tasca: il suo sogno è sfumato ed ora recrimina «su un paio di colpi che non mi sono stati assegnati nelle ultime fasi del match, mentre a lui ne hanno dato uno che al massimo era finito sulla spalla». Detto però che nè il ct Damiani nè il presidente federale Falcinelli recriminano sul risultato, e lo stesso Russo ammette: «Se potessi rifare l'incontro adotterei una tattica diversa». La rabbia l'ha sfogata con il pianto sul podio, nelle interviste successive alla premiazione spiega: «Sono deluso perchè mi aspettavo l'oro, ma dire che sono infelice sarebbe una bestemmia sportiva: in fondo ho pur sempre vinto l'argento». Che però gli lascia un altro rammarico: «Se avessi conquistato l'oro per me c'erano alcuni progetti interessanti». A 26 anni, non sa neppure se nel suo futuro ci sarà un'altra Olimpiade: «Londra è lontana, mancano 4 anni, chissà se ci sarò». Per il suo argento Russo ha comunque tre dediche da fare: «A me stesso, alla gente della Cina che soffre perchè qui ce n'è tanta, e ai ragazzi di Marcianise affinchè seguano il mio esempio e non buttino via la vita per strada». Poi Russo ha continuato: «Abbraccerò e ringrazierò la ministro Meloni perchè mi ha fatto l'in bocca al lupo prima dell'inizio dei Giochi e mi ha portato fortuna. Mi aveva detto che avrei vinto la medaglia ed ho preso l'argento». In attesa di rientrare in Italia e prendersi una vacanza oggi sosterà il compagno, amico e collega poliziotto Roberto Cammarelle, impegnato nella finale dei supermassimi contro il cinese Zhang. E in serata sarà l'alfiere della squadra azzurra nella cerimonia di chiusura delle Olimpiadi.

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