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Giovanni Esposito PECHINO ...

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Tanto per cambiare nella marcia, stavolta nella gara più massacrante, quella stessa 50 km che vide trionfare Dordoni ad Helsinki nel 1952 e Pamich a Tokyo nel 1964. FAVORITO In Cina le quotazioni dell'allievo di Sandro Damilano erano salite giorno dopo giorno anche se Sport Illustrated, l'autorevole periodico americano che come ogni quattro anni a una settimana o poco più dall'inizio dei Giochi Olimpici stila i suoi pronostici per tutte le discipline, gli aveva attribuito un terzo posto, l'unica medaglia per l'Italia. Una previsione che andava stretta all'azzurro, già bronzo ai mondiali di Helsinki 2005 e Osaka 2007, quest'ultimo con tanto di delusione finale. SUPERIORE La vittoria di Schwazer è stata la dimostrazione di una chiara superiorità tattica e fisica: la consacrazione di un vero campione capace di migliorare il record olimpico di 1 minuto e 20" con il tempo di 3:37'09" staccando gli avversari di oltre due minuti (l'australiano Tallent argento in 3:39'27" ed il russo Nizhegorodov, bronzo con 3'05" di distacco, poi l'eterno spagnolo Garcia quarto a quasi 7 minuti di distanza). Un mare di doppiati lo guardava incredulo, come se stesse passando un uomo di un altro pianeta. CHE GARA Il buongiorno si vede dal mattino. Fin dai primi chilometri Schwazer ha fatto capire a tutti che c'era poco da scherzare, nonostante il caldo persistente, pronto ad avvolgere i muscoli dei marciatori. Per quasi 37 km ha retto la compagnia di Tallent, Nizhegorodov e del cinese Li Jianbo che però non ha retto il ritmo forsennato e ha ceduto di schianto. Non contento del podio il carabiniere ha allungato decisamente al 43esimo km iniziando a marciare a quasi 15 chilometri all'ora. Poi lo show solitario, il continuo dialogare con il pubblico e quel gesto guascone davanti alle telecamere per mostrare il bicipite destro, hanno divertito il pubblico che anche da casa ha potuto apprezzare l'umanità di questo ragazzo nato a Vipiteno. IL CIELO CON UN DITO Prima di entrare nello stadio c'è ancora la forza di alzare l'indice al cielo, poi il pianto, a dirotto per un rettilineo infinito, fatto di ricordi, di ansie, di paure e finalmente di realtà. Le lacrime sono intrattenibili, al pari dello spettacolo. Alex abbraccia silenziosamente il suo coach e poi corre, salta, gioca con il tricolore conquistando l'affetto del pubblico: è ormai entrato nell'Olimpo. «Stavo bene, ho aspettato il momento giusto per partire - le sue parole - oggi (ieri, ndr) non mi avrebbe battuto neanche Superman. Quest'oro è il frutto di tantissimi sacrifici ed è merito di un gruppo di persone che mi sono state vicino tutto l'anno. Per me è stato un anno difficile e l'arrivo a Pechino lo era stato ancor di più per la perdita di mio nonno a luglio, persona importantissima per me (Schwazer ha gareggiato con un segno di lutto sulla canotta, ndr)». Futuro Mago Damilano, 44 medaglie all'attivo, non ha dubbi: «Alex ha aperto un ciclo che potrebbe portarlo a vincere altre due Olimpiadi, ha molto da migliorare nella tecnica, soprattutto per quanto riguarda la parte superiore del busto, nei piedi, ma è uno determinato: il giorno prima della gara si è allenato due volte, fatico a tenerlo fermo, non capisce che la rigenerazione fisica fa parte del programma». In conferenza stampa Schwzer dimostra di apprezzare i complimenti ma con molta umiltà dice di vivere alla giornata: «L'importante è essere a posto con la coscienza e fare ciò che ti piace: io sono felice quando marcio». Gli altri De Luca chiude al 19esimo posto, mentre Diego Cafagna è stato squalificato.

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