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Per vincere bisogna arrivare in ...

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Bisogna arrivare in fondo, certo: il Destino Crudele non c'entra niente. Però fa rabbia vedere l'insopportabile inglesino uscire col sorriso sulle labbra da un'altra delle sue ricorrenti défaillances e avvantaggiarsi in classifica mondiale nonostante l'errore commesso in partenza, l'umiliante esito del confronto diretto con Massa e la conferma che il suo modo di guidare può essere esiziale per le gomme a dispetto degli aiutini elettronici che la McLaren è riuscita a dargli. Bisogna arrivare in fondo, e allora più che perdere tempo a piangersi addosso ha senso chiedersi perché alla Ferrari rotture come quella di ieri si verifichino non soltanto con frequenza inaccettabile per un'azienda del suo livello tecnologico e organizzativo ma anche - e soprattutto - non appena le cose sembrano mettersi per il meglio. Era successo in Giappone, nel 2006, quando Schumacher stava per coronare con successo la sua rincorsa mondiale alla Renault di Alonso e si fermò a pochi chilometri dal trionfo. È successo ieri, quando una vittoria di Massa avrebbe ribaltato i rapporti di forza e inferto un clamoroso kappaò alla McLaren, rilanciando le ambizioni rosse. Ecco, siccome siamo tutti d'accordo sul fatto che il Destino Crudele non c'entra, la Ferrari deve trovare al proprio interno la risposta giusta a questa domanda: perché quando le cose si mettono bene si rompe sempre un pezzo che non dovrebbe rompersi? Se la troverà - e forse è meno difficile di quel che sembra... - ricomincerà ad arrivare in fondo e a vincere. La cosa migliore di ieri sono state proprio le parole di Domenicali, che sembrano preannunciare provvedimenti. Lui probabilmente lo sa, che cosa serve per arrivare in fondo. Speriamo che glielo lascino fare.

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