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Festa del mondo al Villaggio

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FusioneItaliani nell'angolo del Mediterraneo con francesi e spagnoli

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E si capisce anche il desiderio di chi avrebbe tanto voluto esserci, quei campioni come Kakà e Buffon ricchi di spirito olimpico ma prigionieri del calcio miliardario. Camminando tra i viali prima di arrivare alle palazzine c'è la «zona internazionale», dove il negozio di souvenir olimpici è preso d'assalto da atleti e dirigenti, spinti allo shopping dai prezzi molto più contenuti rispetto a Sydney ed Atene. Subito dopo, ecco un salone di bellezza pieno di ragazze, ognuna con la divisa della propria nazionale: ieri era il giorno «dedicato alle unghie», con tanto di cartello. Poi una sala giochi con tavoli da ping pong e biliardi. Con la stecca in mano ci danno dentro i cubani: a differenza di quattro anni fa, i muri degli edifici che li ospitano non sono stati ricoperti da murales con le immagini di Fidel Castro e Che Guevara. Nel blocco B ecco invece le palazzine dove alloggiano i brasiliani: tutte le finestre, nessuna esclusa, sono coperte da bandiere nazionali, mentre dall'interno, stranamente, non provengono note musicali, ma solo rumore di martellate, segno che forse c'è ancora da dare una «sistemata» alle stanze. Come sempre, per motivi di sicurezza, nessun emblema particolare contraddistingue gli alloggiamenti degli americani (comunque già numerosi), mentre sul prato davanti a quelli degli australiani sono stati messi sedie e tavolini di plastica: si festeggia, tra grida e canti, l'arrivo al villaggio di un gruppo di atleti ma per una volta non scorrono fiumi di birra, e si beve solo tanta coca cola: è strano conoscendo le abitudini degli «aussie», ma un'Olimpiade val bene questo sacrificio. Il silenzio ricomincia con la palazzina della Giamaica, che attende ancora Asafa Powell. Il campione del mondo dei supermassimi Roberto Cammarelle si aggira in fondo a un viale, saluta e spiega che «in queste Olimpiadi temo solo il mio avversario cinese: è bravo e gioca in casa». La presenza del pugile azzurro, in fondo al blocco D, è il segnale che lì c'è l'Italia e infatti in questa zona sono state collocate le rappresentative mediterranee: due palazzine e mezza per l'Italia, con tanti tricolori messi sui balconi, qualche stanza per Malta (squadra poco numerosa), poi via con Francia e Spagna, nazione che anche a Pechino spera di continuare il proprio momento magico. Ma il blocco più impressionante è quello della Cina, una serie di palazzine che sembrano non finire, finché ad interromperle non arrivano una panchina con due atleti tedeschi mano nella mano ed uno striscione con la scritta «Giappone pronto alla lotta!»: da lì comincia il settore dei «cugini» asiatici grandi rivali della squadra di casa. Manca una settimana alla cerimonia d'apertura, ma il villaggio atleti è pieno di gente e vive la sua febbre olimpica: è bellissimo esserci, e l'importante è partecipare, almeno fino all'inizio delle gare

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