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Riccò: «Le controanalisi mi toglieranno dai guai»

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Stanco e bisognoso di riposo, Riccardo si è detto voglioso di un giro in bici per rilassarsi, e ha anche annunciato che studierà nei prossimi giorni - con l'avvocato Cecconi - la strategia difensiva. «Non mi nascondo da nessuno - ha detto Riccò - Quando sei là e ti trovi in quelle situazioni... non lo auguro neanche a un cane. Adesso bisogna aspettare le controanalisi, poi parlerò con i miei legali e vedremo che cosa fare. Di certo passi dal toccare il cielo con un dito al morale che ti va sotto i piedi e non è facile. Dormire in prigione non è la miglior cosa». Intanto i suoi intimi se lo coccolano, con la madre Elisabetta che si dice «preoccupata per il contraccolpo psicologico che questa vicenda avrà su Riccardo» e la fidanzata Vania che si uniforma alla "vulgata" popolare («Sarei delusa se avesse davvero barato») ma almeno ha «deciso comunque di restargli vicina». Venendo all'attualità giudiziaria, Antoine Leroy, procuratore di Foix che ha interrogato Riccò, ha dichiarato che quanto emerso esclude il coinvolgimento di altri corridori, per il momento; la presenza di materiali medici (siringhe e strumenti per flebo) rinvenuti nella stanza d'albergo è stata giustificata dal corridore che usa quelle attrezzature per motivi di salute che però sono coperti da segreto medico. La Saunier Duval, squadra di Riccò e Piepoli, continua a vivere giorni complicati. Ora l'ex addetto stampa (ed ex ciclista), Stéphane Heulot accusa il team manager Gianetti di non riuscire a «pensare ad un ciclismo senza doping, diverso da quello che ha sempre praticato». Heulot punta il dito in maniera decisa: «Penso che lì si sia fatto doping di squadra». (Ma come, Gianetti, così costernato dal «tradimento» di Riccò e Piepoli, si sente dire certe cose?...). Intanto un altro dei positivi di questo Tour, lo spagnolo Dueñas, ha accusato un medico suo connazionale di avergli fornito l'Epo: si tratterebbe di Jesús Losa, che però ha rispedito al mittente ogni addebito, dicendosi estraneo alla vicenda e pronto in qualsiasi momento ad essere sentito dai giudici. Losa aveva collaborato in passato con la Euskaltel, ed era stato chiacchierato in merito al caso di doping di David Millar, qualche anno fa, ma non era stato coinvolto in nessun procedimento, visto che all'epoca la Spagna non aveva una legge antidoping. Forse anche per questo ritardo di Madrid di uniformarsi alle norme presenti in Italia o in Francia, la penisola iberica viene vista come una zona franca (o almeno lo è stata fino a poco tempo fa). Il dottor Gérard Guillaume, medico della Française des Jeux, accusa direttamente la Spagna: «È chiaro per tutti, ad eccezione delle autorità spagnole, che la Spagna è la piattaforma del doping europeo, per tutti gli sport». Per il resto, dall'Italia i vari Bettini e Di Luca si lanciano in dichiarazioni abbastanza banali (ricorre il concetto di «furbi che fanno allontanare gli sponsor»). Nessuno prende in esame la possibilità (pur sempre esistente) di controanalisi che smentiscano i risultati delle analisi. E se questa distrazione la si può al limite capire tra i tifosi, così non è per quel che riguarda i colleghi di Riccò.

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