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Franco Bovaio Quando conta c'è sempre. È bastato ritrovare ...

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La tradizione è con lei e questo è spesso sinonimo di successo. Nessuna delle altre tre semifinaliste ne vanta una analoga. Poi c'è la concretezza, una dote tipica dei tedeschi, alla quale quest'anno si aggiungono gli schemi e la capacità di sfruttare i calci piazzati: al Portogallo sono state segnate due reti di testa sulle punizioni di Schweinsteiger; contro la Polonia e gli stessi portoghesi ne sono state fatte tre grazie all'elusione dell'approssimativo fuorigioco fatto dai polacchi e all'invenzione di arretrare Podolski sulla linea del centrocampo contro i lusitani. Schemi che sono merito esclusivo del ct Loew, che studia molto la gara e gli avversari da affrontare ed esorta: «Nessuno ci deve considerare favoriti, teniamo da parte questi pronostici e pensiamo a noi». Mettiamoci poi il grande europeo di capitan Ballack e dei talentuosi Podolski (autore di 3 reti) e Schweinsteiger e il gioco è fatto. Sono loro i simboli della nazionale camaleonte di Loew. I punti deboli sono l'incerto portiere Lehmann (che paga l'inattività stagionale con l'Arsenal, nel quale fa il 12) e la coppia centrale Mertesacker-Metzelder, lenta e macchinosa, come evidenziato soprattutto dalla sconfitta con la Croazia. L'unica gara che i tedeschi hanno sbagliato in questo Europeo. La delusione è Mario Gomez, finito tra le riserve.

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